Nel mondo del calcio di Lega Pro è ammesso che una società quasi alla paralisi, mandi in campo (allo sbaraglio) una squadra con soli sette mini-giocatori, senza staff tecnico al seguito, e che perda con il risultato di 20-0: è il caso del Pro Piacenza a Cuneo, quando, al termine della gara, il capitano dei piemontesi si sente in dovere di dichiarare: “Mi sono vergognato di dover essere stato in campo”.

Vergognato: ne è andata di mezzo, pertanto, l’etica professionale dei professionisti di questo tipo di pallone, permesso dalle regole che vigono in questo mondo del pallone, fatto anche e giustamente di etica sportiva, che vale (o varrebbe) per un’affermazione infelice, solo un’affermazione sbagliata e per la quale è stato fatto anche il mea-culpa, e non per il Cuneo, non per la Pro Piacenza, non per gli arbitri, non per la gente che ha assistito alla partita terminata 20-0 e non per tutti coloro che al calcio di Lega Pro tengono ancora (e noi siamo tra quelli), la stragrande maggioranza.

Sarebbe buona cosa che i vertici della Lega Pro facciano un’analisi serena in tal senso, che rivedano posizioni sulla carta “intransigenti” e che di intransigenza hanno solo la logica delle intenzioni e non dell’applicabilità, che individuino regole certe e da tutti rispettate. Che si metta un punto definitivo a queste scelleratezze, a queste prese per i fondelli a tutto tondo, dinanzi alle quali si corre un solo, vero rischio: quello di far disamorare definitivamente le tifoserie e gli stessi dirigenti, che spesso mettono a repentaglio anche le loro onestà e le loro imprenditorialità, quelli ai quali non basta correre pure dietro ai “venditori di fumo” dei quali questo mondo pallonaro è pieno e che si presentano come i veri “salvatori della patria”, quelli che si sbattono per far fronte agli impegni economico-finanziari per campionati interi. Signori, fate attenzione: il calcio è gravemente malato!