L’ultima volta che ero stato a L’Aquila un caro amico, un compagno di scuola a voler puntualizzare, mi aveva accompagnato nel cuore della città antica, dove il terremoto aveva fatto i danni più gravi, o almeno quelli più difficili da riparare. Le case, a più piani, erano attaccate l’una all’altra, senza soluzione di continuità, fila dopo fila, via dopo via, queste ultime tutte in ripida pendenza per lo più, costruite sulla geografia dei pendii delle coste rocciose.

Per sanare un palazzo, mi spiegava il mio amico ingegnere che era impegnato di persona nella ricostruzione di un paio di siti, bisogna intervenire anche su quelli limitrofi, altrimenti questi ultimi crollerebbero: e mettere d’accordo le varie ditte incaricate di ristrutturare l’agglomerato, e insieme i vari proprietari, non è mai facile. Poi c’è l’attesa infinita di perizie, varianti, permessi, e infine dei relativi finanziamenti. Ci vorranno almeno dieci anni, mi diceva, per vedere risorgere la città così come era una volta.

Oggi dieci anni sono ormai passati, non tutto è stato ricostruito, ma molto è stato fatto. Manca la ricostruzione, quella importante sì, delle scuole, è vero, ma forse è stata lasciata per ultima per incastonarle, come gioielli preziosi, in un tessuto già risanato. Quello che manca veramente, dicono in molti, è la vita nelle strade attraversate un tempo da una fiumana di gente. Mancano le persone che ancora non possono rientrare nelle proprie abitazioni, mancano gli studenti che hanno avuto un decremento di migliaia di iscritti solo per contare quelli universitari, manca insomma il flusso di denaro che muoveva l’economia consumistica della città.

Oggi tuttavia qualcosa sta cambiando. Sono tornato a L’Aquila in visita ad amici, ed ho avuto come la sensazione di palpare con mano la sua rinascita, la resurrezione, direi, della città più bella e preziosa di tutto l’Abruzzo: le “luci d’artista” sono tornate a illuminare vie e piazze con composizioni uniche, dai cammei sospesi in aria ai ventagli andalusi, agli alberi giganti e ai pupazzi di neve, alle ghirlande, alle mongolfiere e alle stelle comete, tutte multicolori, tutte in attesa dell’avvento, con una musica e una canzone di sottofondo che ode solo chi ha il cuore per farlo: L’Aquila sta rinascendo… L’Aquila è già rinata!

 

 

di Pasquale Felix

 

 

(foto di Antonella Lopardi)