PESCARA – “Oltre 27mila metri di costa (pari al 31% dei 114 chilometri complessivi) nei quali è stato sancito almeno un divieto di balneazione. Come se ciò non bastasse, ulteriori 15 chilometri nei quali la possibilità di regalarsi il piacere di un bagno è stata invece assolutamente negata. E poi lo scenario mortifero della città di Pescara: otto campionamenti ordinari il cui esito è risultato non conforme, quattordici campionamenti suppletivi di cui due con risultato negativo e trenta emergenziali sei dei quali con il medesimo esito”.
Disamina dalle tinte tutt’altro che rosee quella che il consigliere Leandro Bracco ha effettuato approfondendo i dati di recente resi noti dall’ARTA (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) che concernono i sei mesi (da aprile ad ottobre scorso) durante i quali l’ARTA stessa ha effettuato campionamenti specifici per sondare lo stato di salute delle acque di balneazione dell’Abruzzo.
” Numeri terrificanti quelli che riguardano lo stato di salute delle acque di balneazione abruzzesi – sottolinea Bracco – Cifre nefaste le cui conseguenze sono molteplici, prima fra tutte quella riferita allo sviluppo turistico della nostra regione, sviluppo turistico le cui potenzialità rimangono solo sulla carta”. Disamina dalle tinte tutt’altro che rosee quella che il consigliere Leandro Bracco ha effettuato approfondendo i dati di recente resi noti dall’ARTA (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) che concernono i sei mesi (da aprile ad ottobre scorso) durante i quali l’ARTA stessa ha effettuato campionamenti specifici per sondare lo stato di salute delle acque di balneazione dell’Abruzzo.
“Il Decreto legislativo 116/08 – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – ha recepito la Direttiva comunitaria 2006/7/CE che disciplina la qualità delle acque utilizzabili per la balneazione. Il Decreto ministeriale 30/3/2010 prevede invece i limiti degli enterococchi intestinali e dell’escherichia coli, indicatori rilevantissimi rispetto ai rischi di tipo igienico-sanitario. Va detto – prosegue Bracco – che il quadro normativo non si prefigge come obiettivo fini di natura propriamente ambientale (se non in via mediata) bensì di matrice sanitaria. L’attività di controllo viene svolta dall’ARTA e di recente sono stati presentati i dati relativi ai campionamenti effettuati nel 2018”.
“Come previsto dal calendario approvato dalla Regione Abruzzo – evidenzia il Consigliere Segretario – l’ARTA medesima ha eseguito le verifiche nel periodo compreso tra il 16 aprile e il 4 ottobre. I risultati degli 865 campioni prelevati quest’anno nei 119 punti previsti, aggregati con quelli dei quattro anni precedenti, verranno utilizzati al fine di redigere una classifica delle acque e anche stabilire eventuali divieti che si attueranno nella stagione 2019. Si tratta quindi di un’attività rilevantissima che dovrebbe avere non sono l’obiettivo, d’altra parte scontato, di fotografare lo stato del mare lungo i 114 km di costa e delle acque balneabili del lago di Scanno ma anche quello di definire un piano d’interventi in grado di assicurare un reale miglioramento della qualità delle acque”.
“A questo deve anche essere aggiunto – sottolinea Bracco – che tali interventi non possono che risultare indispensabili anche in un’ottica di sviluppo e non di arretramento del comparto turistico. E’ del tutto evidente infatti come i divieti di balneazione non siano certamente un eccellente biglietto da visita da porgere a tutte quelle migliaia di persone che ogni anno, soprattutto a partire dalla primavera, si recano per la prima volta nella propria vita in Abruzzo. Eppure, nonostante le tutt’altro che secondarie conseguenze sia sulla salute che sul turismo, dalla lettura dei dati riferiti alla primavera ed estate 2018 il quadro non rassicura affatto (per usare un eufemismo)”.
“Ciò dimostra – rileva Bracco – come in ancora troppe occasioni la qualità delle acque di balneazione non sia risultata conforme ai limiti previsti dalle leggi. Tali circostanze non solo rappresentano un gravissimo rischio per la salute della collettività ma sono anche la dimostrazione più tangibile del concreto danno al comparto turistico che soprattutto la città di Gabriele D’Annunzio subisce. Probabilmente ciò che sinora è stato fatto soprattutto nell’ambito degli scarichi abusivi, tutela dei fiumi e depurazione, è ancora inadeguato”.
“Se fra pochissimi mesi chi vincerà le elezioni non dovesse agire con la massima celerità allo scopo di porre rimedio a una situazione di inquinamento delle acque balneabili a oggi purtroppo di estrema gravità, la fotografia scattata quest’anno dall’ARTA non potrà che duplicarsi anche nel 2019. Duplicazione che in sé non potrà non implicare – conclude Leandro Bracco – conseguenze quasi irreversibili per il settore del turismo abruzzese”.