TERAMO – Che siano tante le situazioni da dover affrontare per i clubs professionistici di Serie C, in questa fase, è indubbio: che ci possano essere facili fraintendimenti, anche.

Evidentemente avevamo frainteso nel leggere un loro comunicato stampa del 30 maggio u.s., che recitava: “La S.S. Teramo Calcio rende noto di aver sottoscritto un accordo con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale “Giuseppe Caporale”, per effettuare tamponi e test sierologici obbligatori ai propri tesserati, in virtù di quanto previsto dal protocollo sanitario di FIGC, Lega Calcio e CTS ed in previsione della ripresa degli allenamenti collettivi e della ripartenza dei campionati professionistici“.

A quel punto avevamo creduto che l’IZS (ha analizzato qualcosa come oltre 60.000 tamponi Covid per la ASL – ndr) sarebbe stato il giusto referente anche per il Teramo Calcio e, non lo nascondiamo, era un aspetto che ci “appagava” anche un pò: questioni di teramanità.

In quanti lo avranno creduto? ll 98%… anzi di più.

Così non è stato, invece, e, d’incanto, le stesse provette recapitate stamane alle ore 08:25, al “Bonolis”, dal Laboratorio Analisi Igea, a nulla sono servite, perché l’azienda Teramo Calcio ha, o aveva, altra soluzione in serbo, diversa da quella che si credeva fosse.

Tutto lecito, per carità: in un regime di libero mercato capita anche questo e non farà notizia l’aver appreso che la scelta sarebbe ricaduta (pare) sulla Sanatrics, con sede a Civitanova Marche.

Lo rimarchiamo per una corretta informazione da parte nostra, che avevamo creduto, detto, scritto e ribadito, che tali operazioni sarebbero state di pertinenza esclusiva del prestigioso, a livello non soltanto nazionale, Istituto teramano.

D’altronde c’è sempre a che fare con quanto previsto dal protocollo sanitario che, in altri ambiti, è osservato anche oltremisura.