Me la ricordo bene io l’estate del 1982. Avevo 16 anni, compiuti ad aprile. L’irrequietezza dell’adolescenza  mi aveva portato a fare una mezza follia: ritirarmi dall’anno scolastico ad aprile. Si, dopo pochi giorni dal compleanno, decisi, non si sa bene il perchè, di mollare tutto e di farmi bocciare. Anche se con un po’ di impegno magari sarei stato rimandato a settembre e avrei superato l’anno e promosso in 3^ ragioneria. Ma me ne andai, insieme ad altri 4 compagni, con buona pace di mia madre, incredula, e di mio padre che non disse niente e mi lasciò fare

Fu una decisione che ha segnato molte cose del futuro che ho vissuto, ma questa è un’altra storia.

Le mie giornate diventarono così improvvisamente libere e lunghe. La primavera (allora c’era) la passai tra il bar del mio paese e l’ascolto dei miei dischi a casa.

Il calcio mi era già entrato nelle vene da tempo: interista (predisposizione alla sofferenza e all’essere diverso). E lentamente arrivò l’estate. L’estate dei “Mondiali dell’82”.

I Campionati del mondo di calcio precedenti si erano svolti in Argentina. Il fuso orario faceva in modo che in Italia quasi sempre le partite venivano trasmesse tardi, a volte dopo la mezzanotte. E dopo la mezzanotte significava, per un ragazzino di 12 anni quale ero, che le gare non le vedevo, o le vedevo pieno di sonno, quando provavo a resistere.

Ma i “Mondiali dell’82” si sarebbero giocati in Spagna e ad orari perfetti. Infatti l’attesa col passare dei giorni cresceva, il campionato italiano finiva e porca miseria lo vinceva ancora l’odiata Juve. Litigate infinite davanti al bar e poi finalmente era il momento del “Mondiale dell’82”.

Subito la prima incazzatura: Bearzot non convoca Beccalossi ed io ci rimango malissimo. Pazienza.

Convoca però Paolo Rossi, rientrato in campionato nelle ultimissime giornate, dopo la squalifica del calcio-scommesse. Beh, gli interrogativi e le perplessità erano più di uno e non scriverlo ora sarebbe da ipocrita.

L’Italia, autrice di quattro vittorie per 2-0 nel proprio girone di qualificazione contro, nell’ordine, Grecia, Danimarca, Lussemburgo e Jugoslavia, si qualificò proprio con quest’ultima con una giornata d’anticipo. L’andamento complessivo degli azzurri però suscitò più di una perplessità, come l’1-1 di Torino contro la Grecia che permise agli Azzurri di qualificarsi.

Comunque il 13 giugno  si inizia. Il giorno dopo prima partita dell’Italia contro la Polonia: 0-0. Il 18 giugno seconda gara: Italia – Perù 1-1. E poi ancora un pareggio, con il Camerun, di nuovo 1-1.

“Qualificati si, ma dove vuoi che andiamo?”. Era il pensiero di tutti. Anche il mio. E poi ora ci toccava affrontare l’Argentina di Maradona ed il Brasile di Falcao. Passa solo la prima: “Figurati, ci fanno a pallette”.

E invece……. 29 giugno 1982 Italia – Argentina 2-1. Segnano Tardelli e Cabrini. “PaoloRossi” ancora no.

5 luglio 1982 Italia – Brasile. Fa caldo, molto caldo. Si gioca alle 17. Giro il divano, invito un amico. Fortunatamente ancora non fumo. Al Brasile basta il pareggio per passare il turno. Figuarati….

E invece no: 5 minuti e segna Rossi, ci pareggiano e allora segna ancora Rossi, pareggia ancora Falcao ed esulta (gli diciamo di tutto). Ma non basta: segna ancora PAOLO ROSSI.

Nasce quel giorno una strana e meravigliosa atmosfera. Vuoi vedere che…..

Improvvisamente non si parla di niente altro ed i giorni tra una partita e l’altra volano e creano un sogno. Il Mondiale era roba per gli altri, quelli forti. Ma improvvisamente quelli forti diventiamo noi. Grazie ai gol di “PaoloRossi”, che segna ancora 2 gol alla Polonia in semifinale.

E’ l’apoteosi, ma non ancora. L’Italia, quella Italia, diventa improvvisamente e completamente unita. In quei giorni non ci sono nemici. In nessun ambito. Mi diventano simpatici anche gli odiati amici juventini. Un’atmosfera bellissima. A nessuno sembra vero.

11 luglio 1982. Madrid, Stadio Santiago Bernabeu. Finale dei Campionati Mondiali di calcio 1982!

C’è il Presidente Pertini in tribuna.

Italia – Germania Ovest! Il timore di fermarsi ad un passo da un sogno. Primo tempo: 0-0. E Cabrini ha sbagliato un rigore. Il cuore batte forte, quasi quasi inizio a fumare.

Secondo tempo, minuto 57: cross di Gentile dalla trequarti e sbuca ancora lui. Si ancora lui, PAOLOROSSI. La sblocca lui. Ancora lui. PABLITO. Poi Tardelli, il suo urlo. E infine anche Altobelli (segna anche un interista).

Ed è davvero l’apoteosi. Martellini urla: “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo. Ogni italiano prende la sua macchina ed esce, bandiera tricolore, clacson, urla, canti.

Fa caldo quella sera. Bagni nelle fontane dovunque. E su e giù per le strade a clacson impazziti.

Tutti, tutti quanti. E di tutto questo, oggi resta il ricordo, di un calciatore: Paolo Rossi. Capocannoniere e miglior giocatore del “Mondiale dell’82”.

Paolo Rossi, il calciatore capace di unire improvvisamente una nazione mai stata così unita. E che così unita non lo sarà mai più. Semplicemente indimenticabile. Storia. Una bella storia, con un piccolo-grande eroe.

“Non sono stato un fuoriclasse” ha detto di se stesso più volte.  Forse no, è vero.

Sei stato PaoloRossi. Tutto attaccato. Pablito.

Me la ricordo bene io quell’estate dell’82….