L’assessore alle Politiche e progettualità comunitarie e rapporti internazionali Maria Cristina Marroni, in occasione della Festa dell’Europa che si è celebrata ieri, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook un post che riportiamo per intero.

Il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa. Sessantanove anni fa infatti Robert Schuman, Ministro degli esteri francese dell’epoca, presentò il Piano di cooperazione economica che diede avvio al processo di integrazione europea attraverso la condivisione delle riserve di carbone e acciaio, con l’obiettivo di riuscire ad attuare una futura unione federale. Gli Stati fondatori, oltre all’Italia, furono la Francia, la Germania, iPaesi Bassi, il Belgio e il Lussembugo, i quali crearono un mercato comune per alcune materie prime, eliminando i dazi di importazione ed esportazione.

L’idea iniziale risiede nell’intuizione di riuscire ad evitare futuri conflitti attraverso la fusione degli interessi economici. Il primo trattato che disciplina la comunità fu firmato a Parigi nel 1951, ma fu con la sottoscrizione del Trattato di Roma del 1958 che i sei Stati fondatori hanno accresciuto l’integrazione economica con l’istituzione della Comunità Economica Europea. IlTrattato di Maastricht del 1992 segna la nascita dell’Unione Europea, sviluppa il mercato comune e segna il percorso dell’unione economica e monetaria.

L’Europa ci ha garantito in questi decenni non solo la cooperazione economica, ma soprattutto un periodo di pace che prima appariva impossibile, con un processo lento ma sempre crescente di integrazione tra popoli, anche se nel presente esso appare indebolito, che ci rende ottimisti nell’affrontare le sfide che oggi ci troviamo dinanzi: lo sviluppo dell’unione politica, l’armonizzazione fiscale fra gli Stati, le migrazioni, la sicurezza comune, lo sviluppo del welfare, l’ampliamento dei diritti civili. Tuttavia non si può tacere che il fallimento del progetto della Costituzione europea è simbolo della rinuncia a bilanciare i diritti con i doveri, a ripristinare un’inclusione sociale virtuosa. L’ambiguità dell’Europa di oggi è tutt’uno con la crisi dei partiti, con lo scolorare delle identità politiche e del pensiero che le sosteneva, con la confusione civile, con l’albagia della classe dirigente incapace di guidare e, da ultimo, quello slittamento estetico che dalle élite ha raggiunto la società intera.

Quanto alle forme di un nuovo percorso di avvicinamento all’integrazione europea, qualunque progetto resterà incompiuto senza il rilancio di una sovranità capace di conciliare cittadini e Stato, sostanza e forma della democrazia, diritti e doveri, subordinando la razionalità scientifica alla maestà e alla responsabilità politica, riannodando la delega del sapere a quella del potere.Quest’anno la Festa dell’Europa riveste un significato molto concreto perché il prossimo 26 maggio siamo chiamati a scegliere i rappresentanti dell’Italia nella nuova legislatura del Parlamento Europeo, l’organo rappresentativo continentale composto da 751 eurodeputati, fra i quali i nostri eletti saranno 76.

L’Europa rappresenta una delle maggiori potenze commerciali mondiali, il centro storico e culturale del pianeta, il patrimonio artistico più rilevante, la destinazione turistica più ambita. Per questo non possiamo non sentirci orgogliosi di essere cittadini europei, fortunati di poter vivere nel posto più straordinario che ci sia. Festeggiamo e andiamo tutti a votare, esercitando quei diritti che sono il lascito di una grande civiltà e la base di uno sviluppo umano e sociale sempre in evoluzione e in miglioramento.