TERAMO – In una nota inviata ai Ministeri competenti, all’Istituto di Fisica Nucleare, alle Regioni Abruzzo e Lazio, agli enti locali, al Ruzzo, a tutti gli organismi coinvolti rispetto al tema della sicurezza dell’acquifero e per conoscenza anche alla Procura della Repubblica, il presidente Diego Di Bonaventura solleva quattro questioni che ritiene “ineludibili” anche alla luce dei rilievi formalizzati dalla magistratura inquirente: “dopo oltre 15 anni di incertezza, ben due sequestri e situazioni inconcepibili che vengono reiterate non trovando le opportune soluzione abbiamo bisogno di risposte chiare”

Il Presidente chiede di sapere se nel Piano economico finanziario (PEF) per le Autostrade A24 e A25 (circa 3 miliardi di euro) siano previsti capitoli di spesa per la protezione degli acquedotti e dell’acquifero; se l’INFN ha prodotto il Piano per l’allontanamento delle sostanze pericolose; se il Governo ha previsto o prevede un intervento finanziario per la messa in sicurezza del laboratori e, infine, pone la questione dei “100 litri d’acqua che vengono messi a scarico per evitare fonti di inquinamento: o si risolve o viene previsto un ristoro visto che il costo dell’acqua persa, oggi, finisce in bolletta e pagata dai cittadini”.

Secondo Di Bonaventura: “La documentazione elaborata grazie all’impegno della Procura, oltre a quanto già rappresentato dalle organizzazioni e dai movimenti di cittadini che da anni sono sul tema e che hanno segnalato le criticità del sistema, costituisce un altro passo avanti nella conoscenza del “sistema Gran Sasso” e dei suoi limiti strutturali e gestionali. La Provincia, storicamente impegnata in battaglie di salvaguardia di un patrimonio ineguagliabile segue con grande preoccupazione quanto sta accadendo: bisogna difenere gli interessi dei cittadini e del territorio e anche quelli della Ruzzo che finisce per essere parte lesa in un sistema dove non può determinare elementi fondamentali”

In sintesi gli aspetti sui quali si chiede una risposta (la nota integrale in allegato):

Piano Economico Finanziario delle Autostrade A24 e A25.
Il nuovo P.E.F. dovrebbe affrontare la questione della sicurezza del sistema Gran Sasso, anche sotto gli aspetti della protezione degli acquedotti e in generale dell’acquifero.
Ovviamente non tutte le opere necessarie alla messa in sicurezza possono essere inserite nel P.E.F. (ad esempio il sistema di tubazioni) ma molti lavori dovrebbero rientrarvi se per la messa in sicurezza è necessario intervenire sull’assetto strutturale autostradale.

Allontanamento delle sostanze pericolose e perimetrazione delle Aree di Salvaguardia per le acque destinati al consumo idropotabile.
Lo scorso 25 giugno la Regione Abruzzo nel tavolo tecnico sul Gran Sasso aveva chiesto all’INFN di produrre un piano con relativo cronoprogramma per l’allontanamento delle sostanze pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD) che determinano l’assoggettamento alle previsioni del D.lgs.105/2015 (cd direttiva Seveso).
Inoltre anche l’inchiesta della Procura ha evidenziato l’incompatibilità di tali stoccaggi di sostanze con la sicurezza degli acquedotti e anche della stessa falda che, in caso di nuovo e più grave incidente, andrebbe a contaminare l’intero acquifero con ripercussioni per centinaia di migliaia di cittadini. D’altro lato le previsioni dell’Art.94 del D.lgs.152/2006 prevedeno l’allontanamento dei centri di pericolo (per i materiali amovibili) o la loro messa in sicurezza. Poiché è del tutto evidente che i materiali di cui sopra sono facilmente amovibili essendo liquidi stoccati in serbatoi che possono essere svuotati con l’allontanamento con cisterne è ineludibile il loro l’allontanamento.

Stato dei finanziamenti per gli interventi su acquedotti e laboratori
A parte le previsioni del PEF, una parte delle somme per gli investimenti comunque necessari per la messa in sicurezza di acquedotti e laboratori deve essere reperita in sede statale, viste le competenze in materia.

La questione dei 100 litri/s persi
Ben 100 litri/secondo di acqua del Gran Sasso vengono messi “a scarico”, determinando grandi problemi di approvvigionamento e altri oneri per la Ruzzo Reti Spa costretta a ricorrere ad un costoso potabilizzatore che preleva dal fiume Vomano, con acque sicuramente di minore qualità rispetto a quelle sorgive. Situazione che sarebbe ancor più inaccettabile se si dovesse cercare altre fonti di approvvigionamento determinando potenziali danni ad un territorio protetto come quello del parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a parte le ovvie difficoltà normative derivanti dai vincoli di cui alla Legge 394/1991. Inaccettabile il fatto che tale situazione determinata da difetti strutturali e gestionali dell’INFN, ricada poi sulle tasche dei cittadini teramani per un servizio di qualità minore rispetto al potenziale offerto dal territorio. Su questo aspetto, strettamente connesso alla questione della presenza delle sostanze pericolose, deve essere data una risposta certa al territorio in termini di ripresa della captazione e di ristoro dei danni subiti.