TERAMO – I fratelli Vittorio e Pietro Gaiani giunsero a Teramo come convittori da Bologna e si misero in evidenza nella formazione calcistica a cui aveva dato vita il Convitto Nazionale, partecipando a diversi tornei cittadini interscolastici.

Quando si decise di costruire uno stadio vero e una società di calcio che potesse partecipare ai campionati ufficiali della FIGC, i dirigenti della neonata A.S. Teramo pensarono a loro e quando l’allenatore di origine ungherese Armand Halmos, nativo di Budapest, li vide giocare, si affidò completamente a loro, schierando fin dalla prima partita il più anziano, Vittorio, tra i pali, con il compito di non prendere goal, e il secondo, più giovane di due anni, Pietro, in attacco, chiedendogli di farne molti. E così fu.

Vittorio (Gaiani I) si confermò un grande portiere, spettacolare nei tuffi, sicuro nelle uscite, coraggioso in ogni occasione, suo fratello Pietro si rivelò un grande attaccante, un fromboliere, come si diceva allora, dotato di scatto, capacità di superare in velocità l’avversario messo su di lui in marcatura, capace di staffilate imprendibili per i portieri, come quella che diede la vittoria ai teramani (allora in maglia giallorossa) nella seconda partita di campionato, domenica 24 novembre 1929, a Pesaro, contro la Vis.

Fu la prima vittoria esterna di una squadra teramana di calcio. Poi ci pensò suo fratello Vittorio a conservare parando di tutto e più nel contenere il ritorno degli avversari. Nella quarta di campionato, domenica 15 dicembre 1929, Pietro segnò una doppietta contro l’Adriatica di Portorecanati, battuto al “Comunale” 4-2, e portò il Teramo in vantaggio alla prima di ritorno, ad Ancona, contro la Emilio Bianchi, che poi però rimontò e vinse 3-1, senza che suo fratello Vittorio potesse fare nulla contro un attacco che aveva come punto di forza Ugolini, autore di una doppietta.

In quel primo campionato, Pietro Gaiani mise a segno complessivamente sette reti in dodici partite e cinque in dodici partite ne segnò nel campionato successivo, 1930-31, in Seconda Divisione, indossando la maglia biancorossa (finalmente) della Gran Sasso, che aveva preso il posto dell’A.S. Teramo. Tutti e due i fratelli Gaiani totalizzarono 24 partite prima di tornarsene nella loro Bologna, ma il loro ricordo rimase a lungo nei tifosi teramani, anche per la loro serietà e il loro fermo carattere.

Il 19 febbraio 1931 furono loro, Vittorio 26enne e Pietro 24enne, insieme con Giuseppe Vaccari, 21enne, a capeggiare la protesta contro i dirigenti della Gran Sasso per i mancati pagamenti dei loro emolumenti, sfidando anche l’autorità indiscussa e indiscutibile del loro allenatore, che era niente meno che il “colonnello” dei bersaglieri Raoul Brandt, uomo di ferro, mancato ingegnere, combattente, eroe di guerra, allenatore di calcio e finito chi sa dove dopo aver lasciato Teramo, essere stato richiamato e spedito a combattere in Africa orientale. Ma i fratelli Gaiani, Vittorio portiere, e Pietro attaccante fromboliere, bolognesi, due pilastri del primo anno del calcio teramano ufficiale, rimasero nella storia cittadina come esempi da seguire.

(nella prima foto Gaiani I ed a fianco Gaiani II)