PESCARA – “Il 23 marzo saremo in piazza a Roma per il Clima e per pretendere il risanamento del territorio, la vera grande opera che serve all’Italia”, dicono dal Forum H2O, “Neanche l’Analisi di rischio va a buon fine per la ex Montecatini di Piano d’Orta nel Sito per le Bonifiche di Bussi: ieri il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato improcedibile il documento e le relative variazioni depositati a più riprese da Edison a causa dei pareri fortemente critici, soprattutto dell’ARTA”.
L’analisi di rischio è fondamentale per capire cosa bisogna bonificare dei terreni e cosa no e, quindi, nel determinare gli obiettivi del progetto di bonifica.
“L’ennesimo procedimento amministrativo che si chiude con un nulla di fatto e che dovrà ripartire con nuovi ritardi come se ci trovassimo in un enorme gioco dell’oca, aggiungono dall’associazione ambientalista, che spiega: “Tra i ritardi clamorosi che determinano le conseguenze più gravi ne vogliamo ricordare due:
1)AREA INDUSTRIALE: la mancata individuazione da parte della Provincia di Pescara del responsabile della contaminazione all’interno del sito industriale di Bussi, l’area più vasta – quasi 27 ettari – di tutto il SIN. Il risultato è che si tratta per 2/3 di un’area oggi abbandonata dove da anni potrebbero moltiplicarsi le attività di bonifica dando anche tanto lavoro. Senza responsabile della contaminazione non vi è nessuno che deve procedere a redigere e realizzare i progetti di bonifica. Visto che solo per approvarne uno, quello della discarica Tre Monti, abbiamo impiegato anni, ogni mese che passa senza l’individuazione del responsabile della contaminazione vuol dire far partire le bonifiche tra qualche anno o forse decennio visti i tempi biblici del Ministero.
2)DISCARICHE 2A E 2B: non ci sono notizie dal Ministero dell’Ambiente circa la firma della consegna dei lavori per le discariche 2A e 2B. É passato esattamente un anno dall’aggiudicazione, avvenuta a febbraio 2018, della gara da 45 milioni di euro promossa dall’allora Commissario Goio per la rimozione dei rifiuti e con lavori da realizzare rivalendosi “in danno” sul responsabile della contaminazione, in questo caso, Edison. Da allora più nulla. Un comportamento inspiegabile da parte del ministero visto che si tratta di un’iniziativa in ogni caso “win-win”. Cioè, se Edison dovesse perdere al TAR o al successivo Consiglio di Stato sul ricorso contro l’individuazione come responsabile della contaminazione, basterà chiedere i denari indietro a progetto eseguito. Se, invece, l’azienda dovesse vincere il ricorso, avremmo almeno fatto la bonifica nel frattempo. Senza considerare i rischi di rivalsa dell’impresa vincitrice dell’appalto e il fatto che, in caso di sconfitta al TAR di Edison e mancata attuazione del progetto Goio, bisognerebbe ripartire da zero con la progettazione della bonifica. Esiste la possibilità che alla fine Edison presenti anche proposte progettuali diverse, prevedendo, ad esempio, la permanenza nel sito dei rifiuti che oggi, con il progetto commissariale, sarebbero invece allontanati da Bussi”.
Dopo la divulgazione da parte del Forum H2O della lettera della dirigente ministeriale Distaso che proponeva l’annullamento della gara, durante la campagna elettorale delle regionali il Ministro Costa aveva promesso che in pochi giorni sarebbe arrivata la consegna dei lavori. È passato un mese e mezzo e da Roma non arrivano notizie in merito alla vicenda.
“Ci chiediamo se qualcuno pagherà per questi anni e anni di ritardi ormai indecorosi”, proseguono dal Forum H2O, “In questi giorni abbiamo accompagnato con l’ARTA l’ennesima troupe nazionale: da 12 anni più o meno raccontiamo le stesse cose. Il sito è inquinatissimo, i cancerogeni escono verso valle con l’acqua ecc. Leggendo le leggi avremmo dovuto vedere un formicolio di ruspe e operai al lavoro. Le bonifiche porterebbero 200-300 posti di lavoro. Anzi, in 12 anni avremmo dovuto vedere il sito bonificato come avviene in altri paesi europei!”
Purtroppo se i procedimenti ministeriali sono lentissimi anche in Abruzzo ci sono enormi criticità sugli altri siti contaminati o potenzialmente tali di responsabilità regionale o comunale. Sono 864, di cui tre siti di interesse regionale per le bonifiche (Celano, Saline-Alento e Chieti scalo).
“In questi giorni stiamo ospitando le attiviste di due tra i più importanti movimenti italiani che si occupano di siti inquinati che stanno tenendo 4 incontri in altrettante città abruzzesi quasi in un simbolico gemellaggio”, aggiungono dall’associazione ambientalista, “È con noi Michela Piccoli, delle Mamme No Pfas del Veneto, un caso che ha impressionanti similitudini con il disastro abruzzese, con la contaminazione della falda da cui si approvvigionavano gli acquedotti che per decenni hanno rifornito 300.000 persone. Cittadini che oggi hanno addirittura i loro corpi contaminati da PFAS. Poi Daniela Spera, la cittadina di Taranto del Coord.No Triv che ha dato il via alla denuncia alla Corte europea dei diritti dell’Uomo che ha portato poche settimane fa alla condanna dell’Italia per il caso ILVA”.
Dichiarano le due attiviste: “Il 23 marzo saremo in piazza a Roma con gli abruzzesi e i cittadini delle altre regioni in una marcia per il Clima e per pretendere il risanamento del territorio, la vera grande opera che serve, come abbiamo potuto constatare con i nostri occhi in Abruzzo come in decine di migliaia di siti devastati nel resto d’Italia. ILVA e Veneto sono altri simboli di questo sfruttamento selvaggio a fini di profitto che spreme territori e vite per poi abbandonarli a loro stessi. “Chi inquina paga” dice la norma mentre nel nostro paese la regola è, nella pratica, l’esatto opposto. Addirittura siamo arrivati a prevedere l’immunità penale per i gestori dell’ILVA e ad avere in Veneto 300.000 persone con il sangue ai PFAS, tanta l’incapacità di risolvere alla radice il problema. Ora basta, stiamo tessendo una rete tra territori e gruppi di cittadini che vogliono reagire a queste vergogne. Chiediamo a tutti i cittadini di partecipare e difendere la salute, abbiamo un unico Pianeta dove vivere“.
Il Forum H2O chiede al Presidente Marsilio e alla nuova Giunta Regionale di:
1)prendere subito una posizione netta contro il Ministero dell’Ambiente, anche in termini legali, sui ritardi per il progetto di bonifica delle discariche 2A e 2B e in genere sugli iter amministrativi che durano secoli;
2)potenziare l’ARTA sia per la dotazione materiale sia in termini di personale specializzato, considerata la sfida che abbiamo di fronte per le bonifiche che durerà 10-15 anni almeno;
3)realizzare presso gli uffici regionali una task-force di almeno 15 funzionari esperti nel settore per seguire le centinaia di pratiche dei siti contaminati;
4)accordarsi con l’Istituto Superiore di Sanità per quanto riguarda le attività di indagine, sorveglianza epidemiologica e prevenzione da svolgere nel SIN di Bussi, nei tre siti regionali di Celano, Chieti scalo e Saline-Alento nonché nei siti contaminati con maggiore esposizione della popolazione (ad esempio Rapino, Martinsicuro).