Sui social, ormai è acclarato, il campione indiscusso di popolarità è il Ministro dell’Interno più esterno che ci sia. Colpa o merito della tecnologia? Sicuramente, ma non solo. Una grande responsabilità è da addebitarsi a chi “domanda” il prodotto mediatico, lo cerca, lo fruisce, lo diffonde. E siccome il Mercato, per sua natura “offre” risposte alle domande, il gioco è fatto. Ad ogni domanda corrisponde un’offerta. E anche se il web, i media esondano critiche, biasimi, oddije oddije, il risultato è lo stesso. La domanda sale e l’offerta pure. E anche se qualche esternazione sconfina nel cattivo gusto, anche se il post successivo tenta un “rammendo”, in genere la toppa è peggiore del buco.
Per la sua ultima goliardica impresa il nostro non ha risparmiato neanche un eroe risorgimentale come il giovane, dolcissimo Mameli, il cui inno dovrebbe rappresentare le nostre glorie nazionali. Ma d’estate, andiamo! Una così bella marcetta, sulla spiaggia, un microfono (qualche bellezza leopardata ad ancheggiare si trova sempre) è l’ideale per sollevare gli animi e la pressione provati dalla calura.
Siamo disabituati all’esercizio di alcuni, pochi, semplici ma fondamentali principi che stiamo perdendo, con l’educazione anche le inibizioni. Non parliamo poi del buon senso.
Per quanto riguarda il secondo caso di cui voglio parlare sembra però che la calura non sia direttamente responsabile. Nasce da un’idea, anch’essa goliardica, provocatoria, ironica, più invernale che estiva.
La cultura, si sa, in Italia è solo un’opinione e a Teramo neanche quella. Così decenni di Giunte “illuminate” hanno prodotto più danni di tutti i terremoti messi insieme alle nevicate. Vie desertificate, fontane rimosse, piazze sventrate per far posto al nulla. Monumenti scelti a caso e piazzati peggio, a presentare ad eventuali sporadici raminghi turisti una città in preda ad una sorta di Alzheimer politico dilagante.
Qualche mese fa un artista locale la cui fama ha oltrepassato l’Atlantico dopo aver dilagato in Europa, lanciò sui social una eccentrica proposta per “coprire” un opera nata male e cresciuta peggio, il famigerato ipogeo di Piazza Garibaldi, che doveva ospitare un salotto – museo culturale cittadino e che tutto è diventato tranne quello che doveva essere. Per altro una struttura inguardabile che ha distrutto l’armonia e la visuale del centro storico cittadino. E ça va sans dire: la toppa, provocatoria ma innovativa come potrebbe essere? Come un cartone animato giapponese degli anni 80, un supereroe robotico e colorato capace di trasformare il luogo intitolato all’eroe dei due mondi in una Disneyland de noantri. Con buona pace della Storia, della Cultura, dell’Arte, che nell’era dei selfiemademan non si usano più.

MC