TERAMO – Personale della Squadra Mobile di Teramo, diretta dal Vice Questore Aggiunto Roberta Cicchetti, a seguito di indagini coordinate dalla Procura di L’Aquila – Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito l’ordinanza emessa dal Tribunale di L’Aquila- Sezione Tribunale per il riesame con la quale è stata disposta la misura cautelare del carcere per 7 cittadini di nazionalità albanese e la misura degli arresti domiciliari per un cittadino italiano per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

L’attività di indagine ha permesso di accertare che i predetti fanno parte di un’associazione a delinquere dedita in modo costante ed organizzato al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana avente base logistica a Villa Rosa di Martinsicuro (TE) presso una rivendita di autoveicoli che faceva da copertura.

Le indagini, iniziate nel mese di marzo 2017 e terminate nel mese di gennaio 2018, hanno permesso di accertare che l’associazione era ben strutturata ed organizzata con la previsione di singoli ruoli in scala gerarchica.

L’associazione è composta da un vertice, C.L classe 1984, di nazionalità albanese e tratto in arresto in esecuzione del predetto provvedimento giudiziale, deputato ad impartire ordini ai sodali, a dire l’ultima parola sulle singole cessioni, ad impartire direttive precise sulla distribuzione dei proventi illeciti nonché dedito all’utilizzo di metodi violenti nei confronti dei pusher dell’associazione che non si attengono alle sue direttive come emerso con riferimento al pestaggio di uno di loro reo di non aver provveduto all’incasso dello stupefacente ceduto a credito. Accanto alla figura del vertice vi sono i suoi due diretti collaboratori anch’essi di nazionalità albanese e attualmente irreperibili che costituiscono i referenti principali del primo e sono addetti all’approvvigionamento ed allo spaccio dello stupefacente nonché al reimpiego, attraverso operazioni immobiliari in Albania, dei proventi derivanti dall’attività illecita.

E’ stata poi individuata la figura di C.L., italiano classe 1973, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, con il ruolo di co-gestore, con il vertice del sodalizio, dell’autorivendita di macchine costituente la base logistica dell’associazione, funzionale a dissimulare l’attività illecita con un’apparente attività commerciale produttiva di redditi minimali a loro volta funzionali a dare una apparente liceità al denaro reinvestito dai vertici in operazioni immobiliari in Albania ed in Italia. Il predetto aveva anche il ruolo di custode dei soldi provento dell’attività di spaccio e di intermediario sia nella cessione di stupefacenti che nell’assistenza legale nei confronti di taluni componenti del gruppo in caso di arresti o denunce.

Gli altri 4 albanesi, tre solo dei quali tratti in arresto (M.B. classe 1993, M.K. classe 1984 e T.I. classe 1991), mentre uno è irreperibile, rivestivano il ruolo di “pusher” in quanto dediti allo spaccio di stupefacenti alle dirette dipendenze dei vertici che mettevano a loro disposizione schede telefoniche, autovetture ed alloggi per l’attività di spaccio di stupefacenti. Inoltre l’associazione si caratterizzava anche per l’accollo da parte del sodalizio delle spese legali degli associati e di mantenimento di quelli che a rotazione fanno rientro in Albania.

Si è accertato, inoltre, che i membri del sodalizio avevano nella loro disponibilità armi come riscontrato nel corso dell’arresto del predetto T.I. effettuato da questa Squadra Mobile durante l’indagine, in quanto trovato in possesso di una pistola semi automatica clandestina e di 15 cartucce per il relativo munizionamento.

Nel corso dell’attività sono state accertate anche le modalità operative dell’associazione in ordine al reperimento, trasporto e smercio dello stupefacente che variava, di volta in volta, rendendo difficoltosa l’attività investigativa anche in considerazione della disponibilità di numerose autovetture e della loro reputazione criminale che facilitava la loro attività di spaccio. E’ stata documentata un’ incessante e continua attività di spaccio della generalità degli affiliati, accertando numerose ipotesi di cessioni di cocaina e marijuana nei confronti di acquirenti italiani che avvenivano prevalentemente nei comuni della costa nord della provincia (Alba Adriatica, Villa Rosa di Martinsicuro) nonché anche in altri comuni dell’entroterra.

I proventi dell’attività illecita venivano reimpiegati in investimenti immobiliari effettuati i Albania e in Italia dalla famiglia del vertice dell’associazione.

 

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