Di Dionisio: «Alcuni difetti progettuali, mancano due ponti. Bene Roseto, ma il top è nel tratto che attraversa Pineto»

 

PESCARA – Ci sono difetti progettuali che hanno favorito, in larghi tratti, il rifacimento dei marciapiedi utilizzando il tramite della ciclo-pedonale, non adatto ad una qualsiasi forma di cicloturismo, specialmente in stagione o festivi, per il grande assembramento di auto e pedoni. E mancano ancora all’appello due ponti importanti, che costringono a pedalare sulla statale 16 con tutte le conseguenze che ne derivano, mentre quelli realizzati in legno necessitano di manutenzione urgente. Con un tracciato quasi sempre molto stretto. E’ il giudizio complessivo emesso dal  presidente regionale di Cna Turismo, Claudio Di Dionisio, che di due ruote se ne intende, visto che la sua attività è proprio quella di accompagnatore ciclo-turistico. Dopo aver realizzato nelle scorse settimane un primo reportage nel tratto compreso tra Francavilla e San Salvo, ora ha “completato l’opera”, ispezionando in sella alla sua bici anche il tratto nord, nel territorio della provincia di Teramo: «Sono partito in treno dalla stazione ferroviaria di Francavilla al Mare e sceso a Porto D’Ascoli dopo circa 45 minuti di un piacevole viaggio su una carrozza molto pulita, silenziosa, dotata di stazzi per le bici, che in Abruzzo viaggiano gratuitamente. Sceso alla stazione, in bicicletta ho raggiunto Martinsicuro; per arrivarci si percorre per pochi chilometri la Riserva della Sentina, e poi purtroppo si deve transitare sulla statale 16 perché il ponte sul fiume Tronto ancora non esiste» illustra.

«Arrivato al molo nord di Martinsicuro – spiega – parto con la gioia di percorrere una bella ciclo-pedonale in un giorno di sole meraviglioso, ma dopo solo 750 metri ecco la prima interruzione che per circa 500 metri costringe ad andare sulla strada tra le auto. Tornato sulla pista, che corre sul marciapiede, percorro i primi 13 chilometri senza grandi difficoltà restando sulla ciclo-pedonale che si sviluppa fra marciapiede e lato parcheggi auto, fino a Tortoreto. Ancora marciapiede per altri 3 chilometri, con le auto parcheggiate perpendicolarmente alla pista, poi ecco il primo ponte sul Salinello, ben tenuto e scenografico. Al diciannovesimo chilometro, in territorio di Giulianova, la pista lascia il lungomare per continuare sul lato ferrovia: altro ponte sul fiume Tordino, ben organizzato ma con alcune tavole divelte che non lo rendono molto sicuro, vista la frequenza di bambini e nonni attirati dalla splendida vista sulla foce». In territorio Cologna Spiaggia, «la pista con alcuni salti lato strada carrabile, ci porta fino alla riserva naturale del Borsacchio dove corre dal lato della ferrovia su strada brecciata bianca. Sono in territorio di Roseto e la pedalata scivola via liscia: unico neo, la dimensione della carreggiata che non supera mai il metro per ogni senso di marcia». «Roseto accoglie – racconta  ancora- con il suo lungomare dopo circa 25 chilometri dalla partenza: qui la pista si alterna fra lungomare dedicato, zona centrale del marciapiede e di nuovo area dedicata, con una azzeccata tecnica costruttiva che permette di separare i pedoni dai ciclisti. Al 28esimo chilometro la pista torna sulla strada e al 29esimo interruzione totale in corrispondenza con il Vomano: il ponte finanziato con 2,4 milioni di euro non è ancora terminato e si è costretti a tornare sulla statale 16, per rientrare successivamente a Scerne di Pineto dopo circa 3 chilometri».

«Bello il primo tratto, anche se su marciapiede – descrive – ma poi dopo circa 5 chilometri la pista finisce: la strada mostra un segnale di divieto d’accesso e non si capisce bene come procedere. Resto sul marciapiede in mezzo ai pedoni, e dopo poche centinaia di metri riappare la pista che mi porta a Pineto attraverso passaggi davanti a campeggi e spiagge molto frequentate. Intravedo il primo segnale della Ciclovia Adriatica che mi accompagna fino alla pineta. Siamo al 38esimo chilometro e questa è sicuramente la parte più bella ed intrigante di tutto il percorso nord del Bike to Coast: pista in terra battuta che ci accompagna per circa 2 chilometri fino all’ingresso dell’Area marina protetta Torre di Cerrano, che si percorre con bici a mano».  Di nuovo in sella, ecco l’arrivo nel territorio di Silvi Marina: «Dopo un pezzo di pineta da percorrere in sella, dopo aver oltrepassato il ponte sul Cerrano, la pista continua ancora per un po’, ma una volta arrivato al centro di Silvi sparisce. Dal 42esimo al 45esimo chilometro la pista non esiste e si percorre la strada comunale fra le auto, con forti  rischi. Dopo il centro residenziale “Le Dune”, dopo essere rientrato sulla statale 16, di nuovo si interrompe in attesa della costruzione del ponte sul torrente Piomba, finanziato con 2 milioni di euro e ancora non completato».