Una gara strana, che il Teramo perde per 2-0 nella ripresa, dopo aver creduto che potesse provare a farla propria, esattamente dall’espulsione di Soprano, al minuto 62, che regalava la superiorità numerica.

Cancelliamo completamente il primo tempo, perché la Fermana è bloccata nella propria metà campo ed il Teramo quasi, nel senso che dà l’impressione di attendere soltanto uno spunto, un guizzo, da chi ne avrebbe le capacità (ad esempio Bacio Terracino o De Grazia): nulla di tutto questo.

Poi la Fermana resta in 10, e probabilmente la squadra di Agenore Maurizi comincia a pensare di poterla vincere, almeno nell’inconscio. Nel calcio, invece, può accadere che gli avversari, seppur in inferiorità numerica, dagli sviluppi di un calcio di punizione di Giandonato, trovino il gol con il loro miglior uomo in campo, Scrosta, un difensore, che approfitta di un’uscita così e così di Lewandowski, che la accenna per poi ritrarsi.

Correva il 17° della ripresa, e tempo per recuperare ce ne sarebbe stato se, il Teramo, avesse mantenuto la calma ed avesse iniziato a giocare sulle fasce, senza incaponirsi a buttare palloni in mezzo per Barbuti, che ad inizio ripresa, anche troppo presto, era subentrato a Piccioni.

Al 21° Maurizi si gioca il tutto per tutto e butta nella mischia, tutti assieme, Zecca, Ventola e Ranieri e, per la verità, l’ex Sassuolo ce l’ha la palla dell’1-1, anche clamorosa, ma la alza sulla traversa, a tu per tu con Ginestra.

Come se non bastasse arriva il 2-0 dieci minuti più tardi, con una ripartenza concretizzata da un gran tiro dai 25 metri di Zerbo, che Destro (bravissimo anche oggi) aveva messo in campo da 25 minuti: una conclusione all’incrocio sulla quale Lewandowski resta assolutamente immobile.

Mancavano 12 minuti più recupero, al termine, ma il Teramo aveva già perso “mentalmente” la partita: una sola occasione in mischia, con Barbuti, a tempo scaduto, sulla quale Ginestra si superava .

In un amen tutti tornano con i piedi per terra, anche quei ragazzi che in circa 300 erano saliti speranzosi al “Bruno Recchioni”: probabilmente brocchi non eravamo e non siamo, ma squadra che può far sognare, nemmeno.

Almeno l’odierna.