Cos’è la legge Zan di cui, oggi, all’improvviso, si parla? Riguarda l’odio di genere, l’odio razziale. L’intento è nobile, ottimo: in teoria avrebbe lo scopo di ampliare l’ambito di applicazione dei “delitti contro l’eguaglianza” già previsti dal Codice penale, e così di contrastare le discriminazioni e la violenza fisica e verbale. Bene. Anche contro i disabili. Benissimo. Una proposta di legge che vorrebbe tutelare i diritti della comunità LGBT. Bene. E punire anche il sessismo. Benissimo. Perché non dimentichiamo che le donne sono i soggetti più colpiti da violenza, emarginazione, e discriminazione sul lavoro. Dunque ottime intenzioni. Ma nei fatti?

La proposta del deputato Zan ha incassato il via libera alla Camera lo scorso novembre, ma la parte salviniana della Lega – partito di governo insieme a Pd, Leu e 5S – ha calendarizzato la discussione (e qui Fedez si è dimostrato poco informato) ma nei fatti sta bloccando la discussione in Senato. Ma tutti sanno che non può farlo per molto. Però la polemica tra i partiti svilisce il dibattito e non permette una vera riflessione sui temi in essere. E entrando a gamba tesa Fedez fa lo stesso. Approvare una legge non basta. Ci vuole una buona legge. Si ha l’impressione che questo invece non conti, che basti portare a casa il risultato. Poi com’è questa legge sembra non importare. Ma non è così per tutti.

E’ evidente che non c’è la consapevolezza che bisogna fare molto di più, che occorra un processo di evoluzione culturale contro le discriminazioni di genere. Non solo una norma. Per la tutela veramente ciascun individuo da insopportabili crimini d’odio e discriminazioni. Senza questo processo culturale la legge è pura fuffa mischiata con niente.

Perché – lo dico chiaramente – questo disegno di legge è frutto di una mediazione tra forze troppo diverse che non ha portato a un buon testo. Che va migliorato. E in questo la “tarantella” di Fedez (secondo me studiata a tavolino) non aiuta. Per paura di essere tacciati di omofobia i malcontenti non si sono fatti avanti. La grancassa mediatica non aiuta. Genera adesioni con meccanismi populisti, viscerali e ideologici, ma non aiuta il processo culturale. Senza il quale ogni provvedimento sarà inutile.

L’intendimento di combattere violenze e pregiudizi ha ceduto il passo in corso d’opera, come si temeva, all’affermazione di un disegno che scontenta tutti. E , come già ho scritto a novembre, per me ci sono almeno quattro motivi che rendono questa legge potenzialmente dannosa. Ma è possibile un ripensamento nel percorso che ancora la attende prima dell’entrata in vigore. E in questo la mascherata di Fedez  non aiuta

  1. Promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, ripeto, va benissimo. Ma parlare di libertà e di uguaglianza delle persone non dovrebbe essere limitato a poche categorie. Le discriminazioni e le violenze nei confronti dei poveri, dei senza tetto, dei “semplici”, dei deboli, non vanno represse in modo eguale? C’è un’educazione di “classe” e di Stato in vista ?
  2. La pretesa di educare a colpi di codice, entrando fatalmente nel campo della libertà di opinione, sulla quale si è tentato di apporre lo scudo protettivo di una sorta di ‘salvacondotto’, che rischia seriamente di penalizza proprio “il genere” che si vorrebbe tutelare e se possibile paradossalmente potrebbe istigare ad atti discriminatori o persino alla violenza ?
  3. Un altro interrogativo si basa sull’autocertificazione della propria mutevole identità: se posso essere ciò che voglio, e contando solo quel che io dico di me stesso, tutto è fonte potenziale di discriminazione nei miei confronti. Ma così la certezza del diritto, fondamento della giustizia, diventa carta straccia.
  4. La legge prende giustamente origine da emergenza nazionale, con episodi di deprecabile violenza. Da stroncare. Ma la legge approvata è scritta male. E dobbiamo avere il coraggio di dirlo senza paura. Una legge che rimette in discussione cos’è l’uomo e cos’è la donna, cos’è la famiglia, esige un dibattito ampio, libero, aperto, davanti al Paese. C’è tempo e motivo per rimediare. Ci sarà la volontà di farlo?

Mettere in luce i punti critici di una legge significa collaborare per rendere ancora più incisivo il dovere della tutela che si deve ad ogni persona. Chi si comporta come Fedez invece strumentalizza il dolore di qualcuno e non aiuta nessuno se non la sua tasca . Una legge che si propone di prevenire ogni forma di violenza lesiva della dignità, dell’integrità e dell’onorabilità di ogni persona, senza alcuna distinzione, deve per forza creare una categorizzazione ? Io non credo. Non rischiamo di determinare una pericolosa separazione, di creare nuove minoranze, nuovo dolore, nuova emarginazione, nuove distanze ?

Si poteva seguire un’altra strada, richiamando la necessità di assicurare la tutela di ogni soggetto vulnerabile? L’introduzione di un’aggravante specifica per tutti i reati lesivi della dignità e dell’integrità della persona si sarebbe potuta ottenere intervenendo sull’articolo 61 del codice penale ? Sarebbe stato un percorso più efficace ?

Credo che sia davvero il caso di rivedere attentamente questo testo. E spero che ci sia questa disponibilità. Spero che il dibattito non ci si chiuda in una difesa ideologica come ha provato a fare Fedez (spero in buona fede e non per fare “tarantella”). Spero che, senza forzature su un argomento così serio, rimanga aperta una possibilità di serio approfondimento e di dialogo. Del resto questa è la funzione del Parlamento.