È superfluo sottolineare che la notorietà piace a tutti. Una piccola cellula di Narciso si cela in ognuno di noi. È altrettanto innegabile che oltre alla notorietà ci piace anche piacere. Il web ci mette a disposizione milioni di “mi piace” e un pubblico che non conosce confini. Ma come si fa a piacere a migliaia o milioni di persone? A questa domanda possono rispondere tantissimi esperti ma anche tante “analfacapre” – citazione da un noto blog-che se ignorano la scienza degli algoritmi, sanno imitare chi lo sa. Del resto gli orientali hanno fatto dell’imitazione la risorsa principale del loro PIL. Così oggi non è importante essere “influencer” o “webete”, l’importante è essere presente nell’universo della Rete e “piacere” a più gente possibile.
Ricordiamoci quindi che lo scopo è il numero di click sulla manina con il pollice in su. Da qui è una passeggiata. Possiamo dire tutto e il contrario di tutto purchè il linguaggio sia diretto, ironico, ammiccante e con qualche neologismo periodicamente ripetuto che, dopo l’accreditamento di “petaloso” da parte dell’Accademia della Crusca, lascia aperto uno spiraglio a qualsiasi agglomerato di lettere e vocali. Altra regola è trovare a sostegno qualcuno che ha dichiarato di peggio e ha fatto ridere (o piangere) lo stesso.
Vedi i 5S che passano da “mai con il partito di Bibbiano” a “facciamo il Governo con il PD”. O per par condicio da“mai con la Lega” a: “abbiamo fatto un contratto con la Lega e sarà un anno bellissimo”. E infine chi per professione consiglia di cambiare facoltà a chi non comprende la differenza tra principio giuridico e principio di gastrite da lettura di giornali e poi ammette di non capire “i puristi” a cui è venuta davvero la gastrite a forza di leggere i post dei politici e dei loro sostenitori in questi ultimi giorni dell’estate 2019.