TERAMO – Il concetto che si ha oggi nei riguardi della situazione politica, non soltanto della nostra provincia, è piuttosto scoraggiante, soprattutto perché è umanamente impossibile individuare una vera via di uscita per ricostituire quell’unità d’intenti che l’aveva storicamente contrassegnata in ambiti ben circoscritti e definiti.

Succede allora che, mentre a livello nazionale la più marcata delle frammentazioni la si registra soprattutto nel centro sinistra, laddove il PD prova a ricostruire un percorso ex-novo (ancora una volta) mentre alcuni suoi ex esponenti di rilievo danno vita al Terzo Polo già in gestazione, sul locale rimane letteralmente impossibile dare un senso logico all’operato di taluni.

L’elezione del presidente della Provincia Camillo D’Angelo ne è l’espressione massima: durante la campagna elettorale era così tanto difficoltoso ricostruire i percorsi delle alleanze pro-candidato che, alla fine, nessuno avrebbe puntato un solo euro sulla vittoria di uno dei tre. Fino alla fine, fino al “voto a voto” tra l’eletto e tra Domenico Piccioni: si trattava di urne esclusivamente riservate alla politica, non espressione diretta del popolo, ma esclusivamente degli amministratori. E diciamolo: meno male!

Vi immaginate quale sarebbe potuto essere l’astensionismo in una fase nella quale il PD era spaccatissimo, parte della Lega gioiva per il vincitore che non sarebbe dovuto essere chi ha vinto, il Terzo Polo “in gestazione” era per metà su D’Angelo e per l’altra metà su Piccioni… e chi più ne ha ne metta!

Per non parlare del post-elezione quando, a colpi di vecchie picconate “cossighiane”, se le stanno dicendo di tutti i colori, ancor di più nel cosiddetto centro destra.

E il PD? Difficile comprenderne l’atteggiamento e gli indirizzi assunti prima, difficile è poter condividere l’oggi, considerando che, chiamati a dover rispondere a mille domande, hanno deciso di star zitti: un disastro!

L’unico a sorridere senza farlo vedere è il Sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto.

Comprensibilmente.