TERAMO – C’è nulla da recriminare quando esci sconfitto 0-3 e rimani convinto del fatto che se la giochi altre 10 volte, con la Reggina di questa stagione, le perderesti tutte. Certo, potranno pure esserci delle attenuanti (l’aver preso a freddo l’ennesimo goal evitabilissimo, l’aver colpito subito dopo una traversa con Bombagi e disputato una discreta prima frazione, subendo il raddoppio allo scadere) ma, sinceramente, la squadra di Toscano è apparsa di altra categoria: 17 partite e 43 punti, senza sconfitte, la dicono, infatti, tutta.

Dovrebbe far riflettere in casa Teramo, invece, il modo con il quale si prendono goals (oggi tutti da colpi di testa di Reginaldo, Corazza e Lojacono), quasi sempre dando l’impressione che non siano irresistibili: scarsità tecniche o tattiche? Più volte, e da più parti, si è sostenuto e si sostiene che questa rosa di squadra, con un difensore in più, soffrirebbe meno. Non è dello stesso parere, però, Tedino, che in difesa continua a giocare a quattro e che, evidentemente, non ha dato valore all’unica vittoria esterna nella quale schierò tre difensori centrali e non due (a Francavilla Fontana, anche con un pizzico di fortuna – ndr).

In una sala stampa di un post-gara, nel corso del quale provare a fare analisi tattiche è sempre poco opportuno, il tema si è però fortemente riproposto, e sarà da svilupparlo al più presto, ad iniziare dalla settimana entrante. Non perchè il Teramo diverrebbe una corazzata imbattibile (avrebbe perso comunque, oggi), ma perchè qui va preservato un aspetto che ha dell’incredibile, se ci guardassimo alle spalle.

Al “Gaetano Bonolis”, oggi, erano in 3.654, per un incasso complessivo che ha superato i 33mila euro, ma c’è di più: il calore, l’attaccamento, l’amore della Curva e della città intera verso questi colori e questi protagonisti. Alla fine applausi e cori di incoraggiamento unici, con i giocatori (forse anche un pò interdetti) che non potevano far altro che ricambiare tanto calore. Ecco tutto questo va preservato e, alla lunga, potranno farlo soltanto loro: il mister e la squadra.

Magari lasciandosi alle spalle qualche convinzione assoluta che, se rivista, non farebbe proprio gridare allo scandalo. Anzi!