Per prima fu una vecchina di ottant’anni ad accorgersene: raccontò alla sua vicina di casa, tutta disperata, che al cimitero le avevano rubato la lampadina votiva della defunta buon’anima! Quella, la vicina di casa, l’aveva guardata con aria di compatimento e le aveva detto di non preoccuparsi che la lampadina sarebbe venuta fuori prima o poi! La vecchiaia fa brutti scherzi, pensò: ti fa vedere quello che non è! Fece un risolino divertito, girando il viso, ma promise di andare a controllare; anche lei, vedova da qualche anno, aveva una lampada votiva accesa sulla tomba del defunto marito.

Giunta al cimitero notò una specie di trambusto: un uomo inveiva con l’addetto alle lampade votive reclamando non so quante lampade scomparse, mentre l’altro sbandierava un quaderno dicendo di aver attaccato una lampada ad ogni filo elettrico presente nel portalampade, né una di più, né una di meno. Se qualcuno aveva rubato i fili elettrici delle lampade non era certo affar suo!  Il mistero si infittiva, oltre alle lampade, dunque, c’era stato anche il furto dei fili! La vicina di casa della vecchina tirò avanti senza fermarsi, cominciando a pensare che la vecchina poteva aver ragione di quanto si era andata lamentando. Arrivò trafelata di fronte al loculo del defunto marito, perché aveva dovuto salire una grossa rampa di scale, e quello che le si presentò ai suoi occhi la fece rimanere a bocca aperta: dal portalampade della lapide del suo amato e defunto coniuge fuoriusciva un mazzo di cavetti elettrici, saranno stati una ventina, e ad ogni cavetto era attaccata una lampadina accesa, come fosse un albero di natale!

Si appoggiò alla balaustra che aveva alle spalle per riprendere fiato, cercò di capire cosa stesse succedendo; poi di corsa, senza neanche dire un requiem, corse a cercare l’elettricista del cimitero per denunciare il fatto e cercare di capire. “Ecco dove erano finite le lampade scomparse!” esclamò l’elettricista, ma ripeté quello che aveva già detto all’uomo di prima e, non volle sentir ragioni, se c’erano tutti quei cavetti nella sua lampada votiva non ce li aveva messi di certo lui! “E chi ce li ha messi – sbottò allora la donna – la buon’anima di Pasquale?”.  Pasquale evidentemente era il suo defunto marito. Ma il tecnico manutentore delle lampade votive non afferrò, disse alla donna di rivolgersi allora a Pasquale, perché lui di quella storia di lampade scomparse e ritrovate non ne sapeva proprio niente!

I personaggi di questo racconto sono ovviamente fittizi. Quello che è vero è il contenuto della storia: che è cronaca di oggi.

 

Pasquale Felix