TERAMO – La pre-idea progettuale, o meglio l’ipotesi di lavoro su cui sta lavorando un raggruppamento di professionisti, che darà vita ad un
progetto preliminare e definitivo per il recupero dell’ex manicomio, è quella di una “musealizzazione del dolore psichiatrico”, per
dirla con le parole dell’architetto Paolo Desideri, ieri mattina in conferenza stampa all’Università di Teramo. Oltre al Dams, agli universitari le idee rivolte alla città. Uno spazio, più spazi per la città. E non solo il Teatro.
La cittadella della cultura, su cui pendono 30 mln di euro di finanziamento derivanti dal Masterplan, prenderà forma e potrà divenire “una sorta di galleria del dolore, un unicum in Italia (si tentò qualcosa a Roma ma non se ne fece nulla) che contempla l’esposizione del materiale sanitario dell’epoca, dalle cartelle cliniche fino ai macchinari del tempo” per una struttura che a suo tempo fu uno dei manicomi più importanti d’Italia.  Ciò che uscirà dalla fase di progettazione sarà un responso basato sugliequilibri e dialettiche tra le varie istanze evitando fughe in avanti pericolose: “Non quindi un atto creativo nel deserto” puntualizzaDesideri che vuole usare l’inventiva e la genialità per risolvere la conflittualità. Si vogliono unire i tanti spazi con uno svolgimento e continuità comuni, con un’idea di base che faccia da trait d’union: “Che si metta a sistema le tante cose disparate che sono eccezionali dal punto di vista architettonico”. Per l’affidamento dei lavori non si potrà superare il limite temporale di un anno. Infine per la condivisone e discussione per le proposte di idee, il rettore segnala anche il suo sito “in cui si potrà discutere la materia”.

MAURIZIO DI BIAGIO