L’AQUILA – Il prossimo otto marzo, per il settimo anno consecutivo, in tutto il mondo sarà sciopero femminista e transfemminista contro la violenza maschile sulle donne e ogni forma di violenza di genere. “Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dal lavoro riproduttivo e di cura, da specismo, abilismo, razzismo, dai consumi, dalla precarietà lavorativa, dall’invisibilità della salute mentale, dalla devastazione ambientale e da tutte quelle problematiche che questa società continua ad ignorare”, dichiara il Collettivo Fuori Genere de L’Aquila.
“Viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze, ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando – continua la nota – un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell’isolamento e nell’impotenza. In questa solitudine non vogliamo starci e insieme troviamo la forza di ribellarci, lottare e rifiutare tutto ciò. Aderiamo allo sciopero dell’otto marzo lanciato da Non Una Di Meno e proviamo insieme a confrontarci su come costruire la mobilitazione a L’Aquila”.
Per questa ragione il Collettivo Fuori Genere “invita tutt? a partecipare sabato 11 febbraio alle ore 16 presso l’Associazione Culturale ‘Animammersa’ (Parco di Collemaggio, L’Aquila) per un’assemblea pubblica in cui ognun? potrà esprimere le proprie rivendicazioni ed oppressioni, con l’obiettivo di organizzare insieme la giornata dell’otto marzo proponendo anche nuove forme di sciopero che possano includere chi non può farlo. Ci confronteremo a partire da alcuni temi:
– salute, benessere e autodeterminazione;
– violenza di genere, femminicidi, molestie, disparità;
– ambiente, spazio pubblico e diritto all’abitare;
– lavoro, reddito e welfare;
– formazione, scuola e università”.
“Presenteremo inoltre ‘Questionari?’, il nostro progetto di indagine pensato per raccogliere le varie esperienze di lavoro – informa il Collettivo – non lavoro, sopravvivenza quotidiana e discriminazione, per costruire pratiche di sciopero e resistenza collettiva e contestare le politiche istituzionali e governative sulle nostre vite. Insieme vogliamo rispondere a tre domande che ci aiutino a costruire il nostro sciopero: Scioperiamo da? Scioperiamo per? Scioperiamo come? Sappiamo che la precarietà delle vite, la mancanza di un welfare dignitoso e universale e l’impoverimento a cui sempre più persone sono esposte, rende difficile prendere parola e alzare la testa. Ma con lo sciopero, possiamo costruire una forza comune contro la violenza patriarcale, la precarizzazione, l’austerità, i licenziamenti e la povertà che questi comportano”.