«E che l’uom faccia cosa contra natura, e s’induca a percuotere la faccia di una donna,  e le cacci l’alma del corpo col coltello,  io non crederò mai – dice Ludovico Ariosto nellOrlando furioso. Ma eravamo nel 1500.

In questi giorni invece  sette donne sono state  uccise in dieci giorni. Sono i drammatici dati di un 2021 che conta, fino ad oggi, 83 femminicidi, quasi tutti avvenuti in ambito familiare. Dato pazzesco che si appresta a raggiungere quello dello stesso peridio del 2020 quando si erano registrate 116 in tutto l’anno. Il fenomeno della violenza di genere è ormai da tempo un’emergenza sociale.  E noi tutti siamo coinvolti. E noi tutti siamo responsabili.  Il numero contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente in una drammatica escalation . Ci sono momenti e questioni che impongono forte e immediata chiarezza e facile comprensione. La violenza assassina nei confronti della donna, oggi, in Italia e nel mondo, è un crimine troppo diffuso e da troppi (in tutto o in parte) scusato. È un delitto feroce, nella grande maggioranza dei casi commesso contro donne che sono anche madri e che, spesso, vengono uccise proprio al cospetto dei figli. È, insomma, una piaga purulenta della nostra umanità che bisogna decidersi a vedere nella sua spietata e insopportabile verità. abbiamo bisogno di sconfiggere un male assurdo e tenace, che abita la vita di tanti uomini e che continua a uccidere le donne già da bambine e un’infinità di volte solo perché donne. L’essenziale è tutto qui.

C’è chi ha parlato di colpo di “coda del patriarcalismo”, chi lega il fenomeno alla crisi economica e considera la violenza sulle donne come conseguenza della crisi economica, della rabbia, dell’impotenza e, possessività maschile, quindi di recrudescenza di certa cultura maschilista.  Ma le cause di tali violenze non possono essere ridotte solo a questa radice. Contro il femminicidio non bastano le buone leggi. Non basta la repressione poliziesca. Si fa strada la consapevolezza che alcuni errori educativi possono generare, in perfetta buona fede e con le migliori intenzioni, la legislature in favore della parità e l’emancipazione femminile ormai acquisite nella nostra società non sembrano bastare, e questa pseudocultura sembra ancora resistere, è perché tutto ciò è il frutto di personalità maschili talmente fragili da risultare permeabili alla tentazione della violenza. La virilità è una questione di argini, limiti, sponde, coraggio e avventure. Aumenta nei ragazzi la carenza conflittuale. Si tratta dell’incapacità di affrontare e gestire le difficoltà relazionali.

Dobbiamo dire, tutti, con maggiore forza, con maggiore chiarezza che  la violenza contro le donne non ha matrici passionali o amorose: è brutalità allo stato puro, incapacità totale di gestire le proprie reazioni emotive, volontà di possesso e di dominio assoluto, come se i corpi fossero una proprietà privata e potessero essere resi in schiavitù perpetua. Questo ambito riguarda anche gli operatori dell’informazione, giornalisti e comunicatori, perché non si può più parlare nelle cronache di ‘dramma della gelosia’, ‘raptus di follia’, ‘amore malato’, visto che il linguaggio è cultura. La violenza contro le donne non è un fenomeno emergenziale, ma è un fenomeno strutturale che investe in modo trasversale ceti sociali, livelli di istruzione e di benessere materiale, di natura culturale.