TERAMO – Onestamente non sappiamo più cosa dire di un campionato nel quale sta succedendo di tutto; mancano cinque gare al termine della prima fase e vorremmo poter tracciare un consuntivo del Teramo su ciò che è stato, per scrivere, però, di un torneo senza “canovaccio”.

Si iniziò con disposizioni ben precise: “vendere tutto quanto si poteva“, e fu per questo che ci ritrovammo sì, una buona formazione, ma che nacque “casualmente”, con precise lacune che non sono state mai colmate, volutamente. Massimo Paci sposò tutte le indicazioni societarie e, da buon aziendalista, avallò, continuando a farlo, ogni operazione, senza mai batter ciglio.

Abbiamo compreso la linea del presidente in un anno così delicato, nel quale il Covid ha imperversato ed imperversa. Ridimensionamento dei programmi per i mancati incassi, per la latitanza di sponsor ma anche per i pesanti ingaggi residuali, figli di infelici operazioni precedenti. Lo ringrazieremo sempre per l’esborso economico accollatosi ed anche per la politica giovanile che, all’inizio, ci sembrò anche giusta ma che, a gennaio, vide arrivare elementi non pronti per la C e, a nostro avviso, neppure di grandi prospettive.

Malgrado ciò, Paci riuscì ad amalgamarli bene, regalandoci tante soddisfazioni nel girone di andata. Poi arrivarono le decisioni avventate: il minutaggio che tolse certezze e punti e le “punizioni” per motivi di mercato che penalizzarono il miglior rendimento di Diakite e di Piacentini, che stavano facendo molto bene.  e le precipitose cessioni di Bunino e di Iotti, che indebolirono la rosa. E’ proprio così, perché i sostituti non si sono dimostrati essere all’altezza.

Il mister ha continuato ad adattarsi alle direttive, speranzoso, se non certo, di poter continuare a fare bene, ma l’aria stava cambiando e anche lo spogliatoio, probabilmente, s’era destabilizzato da tanto can can. Quel gruppo così cementato, insomma, iniziava a sfaldarsi. Si è così creato, inconsciamente, un nervosismo latente che ha “svuotato” mentalmente la squadra. I motivi?

Forse il malcontento di Piacentini e Diakite che sarebbero potuti andar via? Il  mancato rinnovo dei contratti ad elementi importanti quali Bombagi, Ilari o Costa Ferreira? Uno stato di insicurezza futura, anche in professionisti seri, può innescare uno strano processo mentale: perché rischiare una gamba per una società che non si fa viva? È umano: senza scandalizzarsi, il calcio funziona anche così. I professionisti del pallone non hanno certezze assolute, non lavorano per lo Stato o in banca ed ogni anno sono chiamati a firmare nuovi contratti, sempre a termine. Trovate normale che un calciatore in scadenza, ad un mese dal termine, non debba conoscere il proprio futuro per poi, magari, sentirsi dire: “trovati pure una squadra“? Il calcio in generale, narra anche di  incidenti di gioco nei quali, spesso, il giocatore sfortunato di turno, viene abbandonato a sé stesso, senza voler fare riferimenti specifici.

Aggiungiamo, inoltre, che nell’ultima intervista a Reteotto, il  presidente ci  ha deluso, per i modi, soprattutto. Ha dato la sensazione di prendere la “palla al balzo” per riversare ogni colpa sulla squadra… “una banda di morti“. E’ una frase davvero dissacrante, anche se proferita in un momento particolare. Non ci sono piaciuti neppure gli “apprezzamenti” su Paci, rimproverato più o meno direttamente sullo scarso rendimento dei suoi, invitandolo a ricercarne le cause.

Dissentiamo perché, in primis, un Presidente queste esternazioni dovrebbe farle in “camera caritatis” e non in tv, e poi perché le cause, lo ripetiamo, dipendono da altro, magari anche da una squadra “scoppiata” per tante cause (rosa con tanti infortunati che non guariscono mai, anche indebolita e da “architravi”, difensive ed offensive, implementate da elementi non pronti, forse mediocri).

Paci è stato, di fatto, disarmato, ma da buon soldato ha svolto le proprie mansioni con le armi in suo possesso, con quelle che la società gli aveva messo a disposizione. Lo si vuole scaricare? Non lo meriterebbe proprio.

A questo punto ci auguriamo che torni un po’ di equilibrio, per cercare di chiudere in bellezza questo campionato…

Adesso passiamo alla Turris; con il cambio dell’allenatore (Bruno Caneo, 63 anni, al posto di Francesco Fabiano) ha ripreso la sua marcia, dopo una serie di insuccessi con 9 sconfitte in 11 partite, che l’aveva fatta sprofondare verso i play-out.

E’ dodicesima in classifica con 35 punti, frutto di 8 vittorie, 11 pareggi e 12 sconfitte, con 35 reti realizzate e ben 49 subite (è la peggiore difesa del campionato): negli ultimi due incontri interni ha battuto il Catania per 1-0 e pareggiato con il Catanzaro 1-1 ma la domenica precedente, a Caserta, aveva patito un pesantissimo 4-1. Il modulo che predilige è il 3-4-2-1, con Abagnale tra i pali e con i tre centrali che sono, da destra, Ferretti (20), Lorenzini (5) ed Esempio (2). Sulla fascia destra di centrocampo spinge con costanza Da Dalt (33), mentre su quella sinistra D’Ignazio (27) è più bloccato. I due centrocampisti centrali sono Tascone (29) sul centro destra e Franco (4), un motorino con un gran tiro dalla distanza. In attacco, tra le linee, Romano (6), trequartista sinistro, Longo (9) centravanti ed il bomber con 11 reti, Giannone (10) rifinitore trequartista a destra. La Turris è quadra aggressiva, pericolosa nelle ripartenze.

Altri elementi: i difensori centrali Di Nunzio (16), Raimondo (24) e Lame (26), i centrocampisti Signorelli (8) e Brandi (25) e gli attaccanti Alma (19) ala sinistra, Boiciuc (11) punta centrale e Persano (18) punta centrale. Buona Pasqua a tutti – Diego Di Feliciantonio