Dopo aver riscontrato un detenuto positivo al covid19 e vista l’assenza di interventi di prevenzione del contagio, la domanda sorge spontanea:
• possibile che la Polizia Penitenziaria sia considerata immune al covid19?
• I lavoratori della Polizia Penitenziaria non hanno forse gli stessi diritti degli altri lavoratori?
È questo quello che ci chiediamo ed abbiamo chiesto al Provveditore Regionale Amministrazione
Penitenziaria per i Lazio, Abruzzo e Molise, Carmelo Cantone, l’Assessore regionale con deleghe alla
Salute e Pari opportunità, Nicoletta Verì , al Presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio nonché al
Direttore dell’istituto dove si è verificata la positività.
Ma la cosa che più ci disorienta è che altri operatori, nel caso operatori sanitari, lavorando in
carcere fianco a fianco della Polizia Penitenziaria vengono sottoposti regolarmente a tamponi, pare ogni
21 giorni, pur avendo contatti limitati con la popolazione detenuta rispetto alla Polizia Penitenziaria.
-Ad affermarlo è il Segretario Generale Uil PA Polizia Penitenziaria Abruzzo Ruggero Di Giovanni-
A questo punto ci chiediamo se il nostro datore di lavoro sia a conoscenza di una sorta di
immunità naturale dei Poliziotti Penitenziari rispetto al covid19, nel qual caso ci permettiamo di suggerire
all’amministrazione penitenziaria di segnalare la cosa al ministero della sanità per i dovuti accertamenti.
-Sottolinea Di Giovanni-
Invero è successo nelle scorse settimane che un detenuto in attesa di essere inserito nel normale
circuito penitenziario, dopo diversi giorni di permanenza in carcere, sia risultato positivo e asintomatico
al covid19, e per questo ammesso immediatamente alla detenzione domiciliare, questo fino a che un
doppio tampone di riscontro non ne attesti la sopravvenuta negatività.
Fin qui tutto regolare, non fosse che nessuno dei poliziotti penitenziari venuti in contatto con il
soggetto è stato ancora sottoposto a tampone, questo nonostante siano ormai trascorsi 13 giorni
dall’accaduto.
Nemmeno i lavoratori che hanno scortato il detenuto nella propria abitazione sono stati sottoposti
ad esami di alcun tipo; va da sé che il rischio per il gruppo dei lavoratori di quell’istituto è oltremodo
inaccettabile.
-Continua il dirigente Uil-
Per di più non abbiamo contezza che ciò avverrà nei prossimi giorni, anzi a questo punto
dubitiamo della veridicità delle rassicurazioni informali che avevamo avuto su una nuova campagna di
test per tutti i poliziotti penitenziari della regione.
Da servitori dello stato prima che onesti lavoratori ci aspettiamo un trattamento equo ed in linea
con le linee guida impartite in materia di COVID19 ed alle quali tutti i datori di lavoro devono adeguarsi,
pertanto auspichiamo un concreto quanto risolutivo intervento a tutela della salute dei lavoratori, dei
familiari e di chiunque possa subire un danno a causa di questo inaccettabile ritardo
-Chiosa Di Giovanniabruzzo