TERAMO – Si rincorrono le voci su un imminente intervento straordinario del Ministero dell’Economia. L’atteggiamento dell’ex presidente Gianfranco Mancini, autosospesosi, che non partecipa alle riunioni dallo scorso mese di Marzo, non ne agevola la decadenza.

La storia, in realtà, parte da lontano, da quando alcuni consiglieri non diedero il là ad indicazioni provenienti da un soggetto esterno alla Fondazione (per taluni erano dei veri e propri diktat), che tendevano a influenzare alcune scelte gestionali. A talune pretese sarebbero state opposte le stringenti norme dei regolamenti della Fondazione ma non soltanto. Tanto bastò, comunque, per tentare l’avvio una campagna quasi denigratoria nei confronti dei “dissidenti”, con la complicità di illustri politici locali.

Si susseguirono una serie di lettere contenenti segnalazioni di presunte violazioni che paralizzarono l’attività dell’Ente, impegnato in una vera attività inquisitoria, lontana anni luce da quella ordinariamente svolta dalla Fondazione.

Quelle segnalazioni, anche per la tempistica, denotarono una regia comune, forse di un unico estensore con una forte ingerenza politica. Una di quelle riguardò un comunicato firmato dall’ex consigliere Comunale Verzilli, che traslocava dai 5 Stelle nel centrodestra: si ricorderanno le cifre illustrate sui dati di più bilanci della Fondazione, successivamente, però, clamorosamente smentiti.
Si arrivò al rinnovo del Presidente, in quel clima, non idilliaco: era il novembre del 2019.

Le ore precedenti furono dense di incontri e di confronti: un asse politico ben definito portò alla candidatura di Gianfranco Mancini, che votò per se stesso mentre la presidente in carica, Salvatore, non ne aveva diritto.
Quell’operazione, di fatto, portò a due violazioni statutarie: Mancini non poteva essere eletto avendo già svolto due mandati e, inoltre, il Cda, di cui il Presidente è membro di diritto, si ritrovò composto di soli uomini, con evidente violazione della norma statutaria che impone di rispettare l’adeguata presenza di genere.

Arriva il momento del MEF, che dichiara illegittima la nomina di Mancini: alla prima comunicazione del Ministero viene dato seguito dopo 9 giorni, con l’autosospensione, senza dimissioni.

Il MEF scrive, poi, una seconda volta, chiedendo lumi circa alcune segnalazioni ricevute dallo stesso Mancini che evidenziavano presunti conflitti di interesse e di incompatibilità di terzi: allo stesso, comunque, veniva ulteriormente ribadito che il suo mandato restava illegittimo. Eravamo in Aprile: Mancini non si dimetterà e il Consiglio non riuscirà a raggiungere il numero legale per dichiararne la decadenza.

Arriviamo al 12 giugno, venerdì scorso, per una nuova comunicazione, l’ultima (pare) in ordine cronologico: si ribadisce la piena legittimità dei consiglieri e che il mandato da Presidente resta illegittimo.

Il resto è storia di queste ore: il consiglio di indirizzo è convocato per venerdì: se non si ripristina la legalità la Fondazione sarà commissariata.