Stop al "veggie burger", la condanna di LEAL: si difendono gli interessi della zootecnia
La Lega Antivivisezione chiede di riconsiderare la decisione del Parlamento Europeo
2025-10-09T10:43:00+02:00 - La Redazione

ROMA - La decisione del Parlamento Europeo di approvare l'emendamento che vieta l'uso di termini come "burger", "salsiccia" o "bistecca" per i prodotti vegetali è un passo indietro inaccettabile e profondamente deludente. Con 355 voti a favore e 247 contrari, si è scelto di assecondare gli interessi di una lobby a discapito della chiarezza, della libertà di scelta dei consumatori e, soprattutto, del progresso etico e ambientale.
Questo voto non solo ignora l'evidenza scientifica e i dati di mercato che dimostrano una crescente domanda di alternative vegetali, ma si pone in palese contrasto con la recente giurisprudenza. Solo un anno fa, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) aveva chiaramente stabilito che tali denominazioni, se accompagnate da adeguate indicazioni sulla composizione vegetale, non sono ingannevoli per il consumatore. Scegliere di ignorare una sentenza della massima autorità giudiziaria europea è un atto di grave irresponsabilità politica e legale.
LEAL, che sceglie e promuove uno stile di vita vegan come unica strada etica per il rispetto degli animali e la tutela del pianeta, condanna questa mossa restrittiva. Vietare termini di uso comune per le alternative vegetali non protegge il consumatore, ma difende in modo palese gli interessi dell'industria zootecnica. È un tentativo di rallentare la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile e cruelty-free. I nostri ideali di diritto alla vita per tutti gli esseri senzienti vengono ostacolati da logiche di mercato protezionistiche.
L'uso di termini come "burger vegetale" o "salsiccia vegana" ha sempre avuto una funzione descrittiva e orientativa. Indica al consumatore che quel prodotto vegetale svolge la funzione e presenta la consistenza di un suo equivalente animale, facilitando la scelta per chi desidera ridurre o eliminare la carne. Non c'è ambiguità: l'origine vegetale è sempre specificata in etichetta. Questa decisione rende più difficile per i cittadini europei che desiderano abbracciare o sperimentare l'alimentazione vegetale trovare i prodotti che cercano.
Gian Marco Prampolini, presidente LEAL dichiara: "LEAL chiede ai legislatori di riconsiderare immediatamente questo voto, di rispettare la giurisprudenza della CGUE (Causa C-438/23, che ha stabilito la legittimità di tali termini) e di promuovere, anziché ostacolare, le scelte alimentari che fanno bene agli animali, alla nostra salute e al futuro del pianeta. La libertà di etichettatura è libertà di scelta". - Ufficio stampa LEAL -