Calcio, ieri era altro e migliore: è rimpianto

Diego Di Feliciantonio: "La fantasia è oggi negata: liberiamo mentalmente i ragazzi"

2025-10-09T13:13:00+02:00 - Walter Cori

Calcio, ieri era altro e migliore: è rimpianto

di Diego Di Feliciantonio

TERAMO - Negli anni '50 e '60, dopo una guerra catastrofica, si puntava alla riorganizzarsi in ogni settore, tra tanta povertà.

"Per noi giovani - scrive il mister - uno dei pochi divertimenti a costo zero era quello di giocare interminabili partite al pallone con una sfera di gomma; i pali di una porta inesistente erano contrassegntati di cappotti arrotolati o da due sassi e la traversa era immaginaria.
Era così dappertutto ed anche a Teramo si giocava nelle piazze, nei vicoli, nei cortili, all'oratorio. Non esistevano nè parchi verdi, nè scuole calcio.
Spesso si rompevano vetri di finestre vicine e c'era lo scappa-scappa generale per non farci scoprire dal danneggiato. Si giocava con scarpe da passeggio continuamente risuolate nella disperazione delle nostre mamme e non si pensava neppure lontanamente di sognare e che sarebbe arrivata, prima o poi, la serie A, nè tantomento di poter girare in macchine costose con un conto in banca ricchissimo.
Eravamo ragazzi semplici e pieni di passione per il calcio; si pensava tanto di più all'amicizia, a socializzare e a divertirsi. A Porta Madonna - prosegue Di Feliciantonio -, nel mio habitat naturale dove sono cresciuti tanti campioncini locali ma anche non, si giocavano partite interminabili che finivano con risultati a doppia cifra fino allo sfinimento (con la regola di ogni 3 corner un rigore) o al richiamo della mamma per l'imminenza della cena. Questo giocare in libertà creava ed evidenziava tecnica, talento, fantasia nell'esprimersi con un pallone tra i piedi.

Oggi? Esistono le scuole calcio; si parla di linee guida... e tutto ciò che è antico non è più buono (non soltanto nel calcio...). E dire che quel calcio ha partorito tanti talenti che con sacrificio, umiltà e sudore hanno poi raggiunto anche il calcio che conta e a Teramo tanti elementi locali hanno giocato per anni in C e in B. Il progresso ha gradualmente spazzato via strade, campetti, cortili e persino in spiaggia non si può più giocare! Per i giovani il dribbling era il sale delle partitine; "scartare" era il massimo della fantasia, della libertà e dell'esprimersi con un pallone incollato al piede.
Oggi si va a scuola di calcio. Le famiglie pagano e chi non può  pagare non può vedere il suo bambino giocare. Le scarpe risuolate non eistono più e se ne calzano di costose, con divise fiammanti. I ragazzi si sentonio già fenomeni e, complici spessissimo i genitori, sognano carriere importanti, soldi e fama. Non tutti? No, non tutti, ma sono tantissimi quelli così orientati. Ci sono, poi, allenatori ed istruttori che puntano al risultato e guai a toccare palla più di due volte! E i genitori che spesso dalle tribune incitano i loro figli ad "abbattere" il nemico litigando anche brutalmente con papà e mamme di altra squadra? E se capita che il mister operi delle scelte che non prevedano l'utilizzo iniziale del loro "campioncino" in erba?

La fantasia oggi è negata e, quindi, vietata - chiosa Diego Di Feliciantonio -; la tattica prevale ad ogni livello e la creatività viene spenta. I giovani, invece, dovrebbero essere liberi, senza vedersi mortificare il loro talento; dovrebbero sbagliare per imparare e dovrebbero soltanto dedurre le loro giocate, non essere indotti a pensarle. Restituiamo loro un mondo che non deve andare perduto, non tarpiamo loro le ali; non pensiamo soltanto al risultato e a vincere. A tutti piace farlo ma mai per se stessi (e non solo nelle scuole calcio).
Vincere si, d'accordo, ma senza proibire a nessuno di poter sognare!".