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Pretara di Isola del Gran Sasso è "Sulle tracce dei briganti" con Roppoppò e Serpentini

16/08/2025 - Walter Cori

TERAMO - La collaborazione tra lo storico e ricercatore Elso Simone Serpentini, che studia da anni il fenomeno del brigantaggio nel teramano, pubblicando diversi volumi sull’argomento, e Franco Palumbo, conosciuto come “Roppoppò il cantastorie”, ha prodotto l’allestimento di uno spettacolo “Sulle tracce dei briganti”, già andato in scena con successo l’anno passato a Penna Sant’Andrea, Torricella Sicura, Campli, Alvi e nell’aula magna dell’Università di Teramo, che sarà nuovamente proposto martedì 19 agosto, alle ore 21.30, a Pretara di Isola del Gran Sasso, Piazza Santa Colomba, con ingresso gratuito.

Si tratta di un concerto che si articola su due elementi portanti: la narrazione di avvenimenti storici a cura di Serpentini e l'esecuzione di brani musicali da parte di Roppoppò e della sua Roppoband, con l’accompagnamento del Coro Nuove Direzioni, diretto da Cinzia Cantoresi. A Pretara  saranno eseguite tre canzoni inedite, che si aggiungono alle altre già eseguite nelle precedenti occasioni, la maggior parte delle quali si avvalgono di testi appositamente composti da Serpentini e musicati da Roppoppò. In particolare sarà eseguita per la prima volta “La morte di Angelo Florio”, sull’uccisione di un famoso brigante di Isola avvenuta il 18 settembre 1861 a Cesa di Francia, a breve distanza da Pretara ad opera di un tale “Soccetto” (al secolo Antonio Di Pasquale), infiltratosi nella banda di Florio su incarico del sindaco di Isola Giuseppe Ciavarelli. Sarà eseguito un altro brano “La rivolta di Castelli”,  sulla ribellione dei castellani al marchese Di Mendoza, che culminò in uno scontro avvenuto il 3 agosto 1716, nel quale gli armati che assalirono il paese, fra cui alcuni briganti calabresi, furono sconfitti e respinti. Sarà eseguito anche un brano su San Gabriele, morto nel febbraio 1862 nel convento dei passionisti che porta il suo nome e che all’epoca costituiva un rifugio di briganti. Non mancheranno altri brani che hanno già avuto un grande successo, sempre su testi di Serpentini e musica di Roppoppò, “Sciarra il brigante” (sul più famoso brigante del Cinquecento, nativo di Riano di Rocca Santa Maria), “Navarretta” (su un funzionario del Regno la cui corruzione risultava per i residenti più esosa del brigantaggio stesso) e “Santucce mi’” (in cui la moglie del famoso brigante del Seicento nativo di Cesa di Rocca Santa Maria e pronipote di Sciarra, Santuccio di Froscia, parla con nostalgia del marito che ha abbandonato il teramano portandosi in Dalmazia a combattere sotto le insegne di Venezia).

Nel teramano il fenomeno del brigantaggio si protrasse per svariati secoli, assumendo valenze e caratteristiche diverse in base al periodo storico e alle cause che lo avevano generato. Si passa infatti dal fuoriuscitismo e banditismo cinquecentesco al brigantaggio dal risvolto politico e sociale del periodo delle dominazione francese e poi i quello risorgimentale e post-unitario.

Nelle terre appartenenti all'attuale provincia di Teramo, essendo poste a confine con lo Stato Pontificio, si concentrarono e operarono molte bande di briganti,  nel Cinquecento, quella del notissimo Marco Sciarra, nato a Riano di Rocca Santa Maria, nel Seicento, quella del suo pronipote Santuccio da Froscia, nativo della frazione di Cesa, appartenente sempre al comune di Rocca Santa Maria, e Giulio Pezzola, nativo di Borghetto (oggi Borgovelino), i Colranieri, Giuseppe, Titta e Giamberardino, di Montorio al Vomano, Savino Savini di Civitella, Tommaso Vitelli, detto Tommasuolo, e Antonio Delle Piagge, detto “Barbarossa”. Nel periodo post-unitario operarono bande tra le quali quelle di Bernardo Stramenga, di Villa Passo di Civitella, di Gaetano Troiani, detto “Caddà” di Valle Castellana, di Angelo Florio di Isola del Gran Sasso, di Marcello Scalone, detto “Pilone”, di Sant’Atto di Teramo, di Felice Andrea Angelini, di Prevenisco.

In scaletta nel concerto di Pretara c’è anche una canzone dedicata a Civitella del Tronto, la cui fortezza, rifugio nevralgico dei briganti e dei loro sostenitori, era situata su una collina posta in posizione strategica, oggetto di tre importanti assedi, rispettivamente nel 1557, nel 1806 e l'ultimo, dal 26 ottobre al 20 marzo 1861, quando con la capitolazione venne sancita la fine del Regno delle Due Sicilie.