Italia Viva: “Sanità abruzzese ferma. Zaia insegna che chi non progredisce, torna indietro”
Una riflessione del Presidente regionale di Italia Viva Camillo D'Alessandro e del Presidente provinciale di Teramo Elvezio Zunica
2025-10-20T15:38:00+02:00 - La Redazione

PESCARA - Italia Viva torna a intervenire sul tema della sanità regionale, con una riflessione del Presidente regionale Camillo D'Alessandro e del Presidente provinciale di Teramo Elvezio Zunica, che mettono a confronto le recenti dichiarazioni dei presidenti di Regione Luca Zaia (Veneto) e Marco Marsilio (Abruzzo).
Il presidente Zaia, inaugurando una nuova SPECT/TAC all’ospedale di Treviso, ha affermato che «in sanità, chi non progredisce non sta fermo, ma torna indietro».
Parole che contrastano con quelle di Marsilio, che in una recente intervista ha dichiarato: «Il livello di assistenza dell’Abruzzo è sufficiente, ma qualcuno si può permettere l’eccellenza, e mi pare legittimo che chi ha una malattia, soprattutto se complessa, si sposti di 200 o 300 chilometri se migliora sensibilmente le sue aspettative di cura».
“Un’ammissione di resa”
Secondo Italia Viva, le parole del presidente Marsilio rappresentano un’ammissione di resa: è come se invitasse i cittadini abruzzesi a curarsi altrove, riconoscendo implicitamente l’incapacità della Regione di garantire standard di qualità adeguati.
«Si giustifica così un arretramento — affermano D'Alessandro e Zunica — con la scusa di finanziamenti insufficienti o sperequati. Ma i dati dicono altro».
Finanziamenti e risultati: un confronto impietoso
Nel 2024, il Veneto – prima in Italia per qualità assistenziale secondo la Fondazione GIMBE – ha ricevuto 2.182 euro pro capite di finanziamento sanitario.
L’Abruzzo, quart'ultima nella medesima classifica, ha avuto 2.214 euro pro capite.
Nonostante un finanziamento leggermente superiore, le performance del nostro sistema sanitario restano nettamente inferiori.
Modelli a confronto: efficienza contro dispersione
Il Veneto, con 4,9 milioni di abitanti, dispone oggi di 67 ospedali per acuti (pubblici e privati), dopo averne chiusi una ventina negli ultimi dieci anni, e di 52 Pronto Soccorso (erano 69).
L’Abruzzo, con 1,3 milioni di abitanti, conta invece 26 ospedali per acuti e 16 Pronto Soccorso.
Se il Veneto adottasse la stessa proporzione dell’Abruzzo, dovrebbe avere oltre 100 ospedali e più di 60 Pronto Soccorso.
«Ma non è così – commentano i due esponenti di Italia Viva – perché il Veneto ha scelto la strada dell’efficienza e dell’efficacia, che in sanità significano qualità e appropriatezza. Ma questo è stato possibile perché prima di tutto i veneti trovano la risposta di salute sul territorio. Se invece l'unica risposta è l'ospedale allora accade quello che sta succedendo da noi. Puoi anche chiamare un involucro di mura con la parola ospedale, ma se non ci sono medici, medicinali, attrezzature è una finzione, a volte una trappola, e si finisce tutti al pronto soccorso con i codici verdi. Non si tratta di chiudere alcun ospedale in Abruzzo, ma di specializzarli, al contrario della bugia del tutto a tutti, che rischia di tradursi in poco a tutti, se non addirittura in nulla a tutti.»
“Non si può delegare altrove la cura dei cittadini”
Particolarmente gravi, per Italia Viva, le parole di Marsilio sul ricorso a cure fuori regione:
«Come può non capire che in caso di urgenza non si può andare fuori? Le emergenze vengono trattate qui, nei nostri ospedali. Ma con quale qualità?»
Una riforma non più rinviabile
Italia Viva ritiene che una profonda riforma del sistema sanitario abruzzese non sia più rinviabile.
«Spetta a chi governa la Regione – concludono D'Alessandro e Zunica – trovare il coraggio di farlo, e a chi sta all’opposizione proporlo con responsabilità. Noi siamo pronti»