FOTO | Miano, dove il Natale non finisce mai: il presepe vivente che racconta l’anima di Teramo
Il sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto presente come figurante: sarà San Giuseppe
2025-12-30T13:35:00+01:00 - La Redazione
TERAMO - C’è un momento, ogni anno, in cui il tempo sembra fermarsi tra i vicoli di pietra di Miano. Le luci si abbassano, il brusio della modernità svanisce, e il borgo si trasforma in una Betlemme d’Abruzzo, viva, palpitante, vera. Accadrà di nuovo domenica 4 gennaio, quando il presepe vivente di Miano, una tradizione che si rinnova da anni con la stessa passione di sempre, tornerà ad aprire le sue porte a chi ha ancora voglia di meravigliarsi.
Non è una semplice rappresentazione. È un viaggio. Appena varcato l’ingresso del borgo, si ha la sensazione di essere stati invitati dentro il mistero del Natale, quello autentico, fatto di mani che impastano il pane, di fuochi che scaldano l’aria d’inverno, di sguardi intensi e silenzi carichi di significato. Le stradine di Miano diventano botteghe, stalle, corti animate da figuranti che non recitano: vivono la scena.
È questo il segreto del presepe vivente di Miano: non si guarda, si attraversa. Non si assiste, si partecipa. Bambini, famiglie, anziani del paese, giovani volontari: ognuno è custode di una tradizione che negli anni è diventata identità collettiva, orgoglio, appartenenza. Una storia che si rinnova, edizione dopo edizione, senza perdere mai la sua anima.
E poi c’è il borgo, uno dei più suggestivi del territorio teramano. Un intreccio di vicoli, scorci che si aprono come quinte teatrali naturali, luci soffuse che disegnano ombre antiche sui muri di pietra. Qui il Natale non è decorazione, è memoria.
Chi verrà a Miano il 4 gennaio non porterà a casa solo qualche fotografia. Porterà con sé una sensazione rara: quella di aver toccato con mano il senso profondo del Natale, lontano dal rumore e vicino al cuore.
In un tempo in cui tutto scorre troppo veloce, il presepe vivente di Miano invita a rallentare, ad ascoltare, a ricordare chi siamo.
E certe occasioni non si raccontano:
si vivono.