FOTO e VIDEO | "Libertà va cercando, ch'è sì cara", al Castello Della Monica la mostra del Dams
Artisti teramani, fra continuità e intersezioni: si inaugura la mostra nel Castello Della Monica di Teramo fino al 20 febbraio
2025-12-13T12:45:00+01:00 - La Redazione
TERAMO - "Libertà va cercando, ch'è sì cara" è un celebre verso della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il progetto impiega questo verso per indagare il lavoro di alcuni artisti, teramani e in diversi casi non teramani, appunto attraverso il tema della libertà, mutevole quanto sfaccettato. In linea con il concept generale del progetto A tutto DAMS!2025, la libertà viene osservata come una condizione della vita e del lavoro nell'arte visuale, che prende forma attraverso i gesti, i segni, le scelte formali, gli sguardi e i corpi rappresentati, attraverso il rapporto con la realtà e con il sacro, come pure attraverso la capacità dell'immagine di evocare, proteggere, sovvertire.
I tre piani del Castello Della Monica servono ad articolare il percorso in altrettanti momenti. Al piano terreno, ecco le libertà originarie, nelle quali l'artista definisce il proprio sguardo sul mondo. Al secondo piano del Castello si trovano le libertà mature, dove lo sguardo si complica, si apre a tensioni, simboli, relazioni, differenze. Il terzo piano è dedicato alle libertà negate: per questo il piano è lasciato intenzionalmente vuoto, eccezion fatta per due interventi artistici ad hoc sulla libertà della vulnerabilità.
Nelle sale al piano terreno emerge la nascita dello sguardo: la libertà della scelta e del volto, le affermazioni dell'identità femminile, il silenzio come territorio di ascolto, il linguaggio artistico come luogo di formazione e di rottura. Cesare Averardi, Gennaro Della Monica, Maria Palma Mezzopreti, Giosetta Fioroni, Venanzo Crocetti e Antonio Gualtieri Paternò disegnano un mosaico di umanità osservata, interpretata e reinventata.
Il primo piano si apre a libertà più complesse, che vengono affrontate grazie a lavori di maestri come Cesare Averardi, Pasquale Celommi, Luca Crippa, Venanzo Crocetti, Pasquale De Antoniis, Giosetta Fioroni, Giovanni Melarangelo, Guido Montauti, Raffaello Pagliaccetti e Gianni Tarli. Il colore diventa emotivo e psicologico; il corpo vive come esperienza sociale e teatrale, il sacro come sfera del rito e della collettività, il volto femminile come enigma e luogo di definizione identitaria. Le sale dedicate al simbolo e al nudo intrecciano astrazione, iconografia e tradizione accademica. L'ultima sezione di questo piano, dedicata alla Libertà dell'Altro, pone questioni fra le più urgenti: in che modo guardiamo ciò che è diverso da noi? Come l'arte costruisce o interrompe distanze?
II secondo e ultimo piano, dedicato alle libertà negate, si centra sull'opera di Paolo Di Giosia. Di Giosia introduce una riflessione radicale sul corpo nudo nel presente. La libertà non è più mediata dalla tradizione accademica o dalla rappresentazione idealizzata: essa si confronta con la realtà dei corpi, con la loro esposizione, vulnerabilità e forza. L'immagine interroga lo statuto stesso del nudo, spostandolo dal terreno dell'esercizio formale a quello dell'esperienza vissuta e dello sguardo
contemporaneo.
il progetto si presta deliberatamente a letture sussidiarie e persino divergenti. Si pensi ai continui dialoghi fra gli artisti teramani, dal XIX secolo al tempo presente, e altri invece non teramani. Si tratta di opere e autori talora lontani nel tempo e nella geografia, che tuttavia condividono le stesse urgenze e le stesse domande. Come si costruisce un'immagine? Quale volto, quale corpo, quale identita può essere rappresentata? Quali spazi dell'interiorità possono essere evocati senza bisogno di parole? E ancora: come si libera il colore, come si scioglie la forma, come si riconosce e rappresenta l'Altro?
Sotto il profilo museologico, sembra inoltre corretto sottolineare il confronto proficuo tra le collezioni della Pinacoteca Civica, che era e resta la più importante istituzione artistica di Teramo, sia con collezioni private, sia con il Museo dell'Università degli Studi di Teramo, di particolare rilievo nel settore del contemporaneo. Questo dialogo, oltre a rispondere concretamente a un'esigenza molto sentita dalla cittadinanza, genera un ecosistema museale capace di restituire in termini più ricchi, aggiornati e plurali la rimarchevole complessità del territorio.
La mostra invita il visitatore a un percorso di riconoscimento reciproco. Ogni artista qui riunito cerca una forma di libertà diversa, talvolta fragile, talvolta radicale, ma sempre condivisa: una libertà costruita attraverso l'immagine, il gesto e il pensiero, che travalica i decenni e interroga il nostro presente. Così, la comunità artistica teramana emerge come laboratorio vivo, luogo di continuità e di intersezioni, di memorie e di aperture. E la libertà, più che un punto d'arrivo, si rivela un cammino: una ricerca che continua. Ogni giorno.
Nello spirito interdisciplinare del progetto didattico A tutto DAMS!2025, la prima sala al piano terreno del percorso espositivo è volutamente lasciata libera di opere per essere destinata ad attività performative, coreutiche e drammaturgiche. Musica, danza e teatro vi trovano spazio come linguaggi autonomi ma dialoganti, chiamati a reinterpretare, in occasioni specifiche, i temi della mostra. La scelta di un ambiente aperto e flessibile risponde alla natura stessa del progetto, che intende la libertà come pratica, esperienza e movimento.
ASCOLTA PAOLO COEN