Fondi Montagna, Di Pasquale: "Nuovi criteri rischiano di condannare l’Appennino all’estinzione"
Sono introdotti nuovi criteri di classificazione dei comuni montani per l’accesso ai fondi statali
2025-12-16T13:09:00+01:00 - La Redazione
TERAMO - La Legge 131/2025, attuata dal DPCM del 10 dicembre 2025, introduce nuovi criteri di classificazione dei comuni montani per l’accesso ai fondi statali. Un impianto che, nelle intenzioni dichiarate, dovrebbe sostenere i territori più fragili, ma che nella sua applicazione concreta rischia di produrre l’effetto opposto, penalizzando proprio quei comuni montani dell’Abruzzo che da anni pagano il prezzo più alto in termini di spopolamento, isolamento e perdita dei servizi essenziali.
L’Abruzzo è una regione strutturalmente montana, attraversata dall’Appennino e segnata da profonde disuguaglianze territoriali. Le aree interne non sono una periferia marginale, ma rappresentano l’ossatura storica, sociale e culturale della regione. Eppure, con i nuovi criteri introdotti dalla Legge 131/2025, molti comuni appenninici rischiano di essere esclusi dall’accesso alle risorse non perché non siano in difficoltà, ma perché non rientrano in parametri numerici rigidi e astratti, che non restituiscono la realtà vissuta dalle comunità locali. Altitudine media, densità abitativa e indici statistici non possono essere l’unico metro di giudizio per valutare il disagio di territori che vivono quotidianamente la mancanza di sanità di prossimità, trasporti inefficienti, scuole a rischio chiusura e servizi pubblici sempre più lontani. Parliamo di oltre 50 piccoli comuni tra i quali sono a rischio Abbateggio, Aversa degli Abruzzi, Atessa, Atri, Castiglione Messer Raimondo, Bisenti , Civitella Roveto e Civitaquana solo per fare un esempio.
Questo impianto normativo rischia di trasformarsi in una selezione ingiusta, che divide i comuni montani in territori “meritevoli” di sostegno e territori destinati all’abbandono. È una scelta politica precisa, che ignora la complessità dell’Appennino abruzzese e che rischia di condannare intere aree a un declino irreversibile. Senza risorse, i comuni montani sono destinati a morire lentamente, e con essi scompaiono borghi storici, identità locali, tradizioni, saperi e un patrimonio paesaggistico che è parte integrante dell’identità regionale e nazionale.
L’abbandono dei comuni montani non è un fenomeno naturale, ma il risultato di decisioni politiche che negli anni hanno progressivamente sottratto servizi, investimenti e prospettive. Oggi, con la Legge 131/2025, si rischia di compiere un ulteriore passo in questa direzione, certificando per legge l’esclusione di una parte significativa dell’Appennino abruzzese dalle politiche di sviluppo e coesione. Questo non è accettabile. Difendere i comuni montani significa difendere il diritto delle comunità a restare nei propri territori, a vivere in condizioni dignitose e a non essere costrette ad abbandonare i luoghi in cui sono nate.
È necessario un intervento politico chiaro e immediato per correggere i criteri applicativi della Legge 131/2025, introducendo elementi di flessibilità che tengano conto delle specificità delle regioni appenniniche e delle aree interne. Servono criteri che misurino il disagio reale, l’effettiva accessibilità ai servizi, la fragilità infrastrutturale e sociale dei territori, e non solo parametri statistici avulsi dal contesto. Senza queste correzioni, il rischio è quello di sancire l’abbandono istituzionale di intere comunità.
L’Abruzzo non può accettare che una parte del proprio territorio venga sacrificata in nome di criteri burocratici. Salvare i comuni montani significa salvare la storia, la cultura, il paesaggio e il futuro della regione. Su questo terreno la politica è chiamata ad assumersi fino in fondo la propria responsabilità - Manola Di Pasquale, Responsabile Enti locali del Partito Democratico Abruzzo -