Eccellenza, la Pro Vasto esonera Rufini: chi sarà il prossimo?
Il pari casalingo con il Pianella non è bastato al tecnico calabrese per tenersi la panchina aragonese
2025-10-06T12:40:00+02:00 - Walter Cori

di Stefano Vecellio
TERAMO - Secondo la Treccani, il paradosso è “un’affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o alla verosimiglianza e riesce perciò sorprendente o incredibile”. Il termine, già usato nelle filosofie greche e latine dagli stoici, è quello che più si addice per definire l’esonero maturato ieri sera del tecnico della Pro Vasto Danilo Rufini. Trecento, come gli Spartani alle Termopili nel 480 a.C. continuando il parallelismo storico, sono i giorni che Rufini ha occupato alla guida della società aragonese, dal 9 dicembre fino a ieri 5 ottobre. Trecento giorni passando dall’essere il demiurgo della salvezza della scorsa stagione conquistata ai playout al capro espiatorio di scelte tecniche e societarie rivedibili.
Siamo dinanzi ad un vero e proprio paradosso, considerando le modalità della “defenestrazione” del tecnico calabrese, salutato infatti dopo appena 6 giornate non con una sconfitta bensì con un pareggio, contro il Pianella, neopromossa sì, ma capace di fare punti in trasferta contro le corazzate Santegidiese e Mosciano. Un esonero paradossale, o se non vogliamo inflazionare il termine, diciamo ingiustificato, di astratta comprensione, per una squadra reduce da 5 risultati utili consecutivi e in classifica a -3 dalla zona playoff.
A questo bislacco divorzio si aggiunge anche l’aggravante, ça va sans dire, di aver investito 3 mesi fa Rufini della carica di “manager all’inglese”, costruendo una rosa di “fedelissimi”, ora orfani del proprio condottiero. La palla passa adesso alla società, che dovrà trovare la quadra giusta per trovare il sostituto sulla panchina – Manes e De Simone sembrano essere i più papabili – e un nuovo ds – Bellandrini e Storelli le ipotesi più vicine – per riaccendere una piazza ormai esausta dalle troppe tempeste.
Ma alla fine di questa storia, il vero paradosso è che il calcio non cambierà mai. Oggi è stato il turno di Rufini, domani a chi toccherà?
(foto di copertina da Vasport)