"Dal diario di un soccorritore di montagna", a Teramo la presentazione del libro di Lucio De Sanctis
L'incontro si terrà venerdì presso la biblioteca "M. Delfico" alle ore 18:00
2025-11-04T10:00:00+01:00 - La Redazione
TERAMO - Ottavo titolo della collana "Duemilanovecentododici" diretta da Stefano Ardito per Ricerche&Redazioni dedicata alle storie e alla cultura di montagna: un tema quasi inedito per l'Abruzzo, quello del Soccorso alpino, di estremo interesse e di grande attualità sul quale è alta l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica. Nel libro, venti anni di storie e di avventure vissute in montagna nel racconto di un soccorritore del Corpo Nazionale Soccorso Alpino tra gli anni Settanta e Ottanta. Lo scenario è l'Abruzzo teramano, con in primo piano il Gran Sasso d’Italia e qualche intervento sui Monti della Laga e sui Monti Gemelli.
Il libro di Lucio De Sanctis verrà presentato a Teramo venerdì 7 novembre alla Biblioteca "Melchiorre Dèlfico", alle ore 18. Seguiranno altre presentazioni, 22 novembre Anagni, 27 novembre Sulmona, 4 dicembre Sant’Egidio alla Vibrata, 12 dicembre Ancona, 17 dicembre San Benedetto del Tronto, 13 febbraio Tivoli, e altre in via di definizione tra Abruzzo, Lazio e Marche.
A Teramo l'evento sarà coordinato dal giornalista e scrittore romano Stefano Ardito, con l'intervento – insieme all'autore – di Vassili Bosi, capo stazione S.A.S.A. a Teramo, Giorgio D'Egidio, presidente C.A.I. Teramo, l’alpinista ascolano Alberico Alesi e il rifugista Luca Mazzoleni.
La presentazione è patrocinata dal Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo - CNSAS e dalla Sezione CAI Teramo Gran Sasso d’Italia.
"...Il diario di Lucio – scrive Ardito nella sua appassionata prefazione – merita di essere letto anche da chi oggi ha vent’anni. Superato lo stupore davanti ai pesanti scarponi calzati anche sulle vie di roccia in estate, agli elicotteri non dotati di verricello, alle barelle di metallo e di tela che sembrano strumenti di tortura medievali, si scopre un mondo che per molti versi è simile, se non identico a quello che conosciamo di persona. Quaranta o cinquant’anni fa, anche se il Gran Sasso era molto meno frequentato di oggi, ci si faceva male negli stessi luoghi, e più o meno negli stessi periodi dell’anno. Il Calderone ghiacciato, le ultime lingue di neve sul Ventricini, i nevai spesso duri come il marmo tra la conca degli Invalidi e il Corno Grande. Le disavventure degli sciatori che affrontano la Traversata Bassa senza una mappa e con l’attrezzatura da pista ricordano da vicino quelle odierne di chi s’incammina sui sentieri con ai piedi le infradito.
Conosco molti soccorritori di oggi, so bene che, nonostante le loro divise 'spaziali' e il loro arrivo in elicottero, sanno immedesimarsi ogni giorno nella sofferenza di chi li attende con ansia. Nei racconti di Lucio, l’atmosfera certamente più ruspante, con le corse al buio in auto da Teramo che proseguono a piedi verso l’Arapietra e il Calderone, sottolinea ancora di più la passione, l’abnegazione, la voglia di mettersi in gioco per riportare a valle i feriti senza voler stigmatizzare i loro errori…". - Ricerche&Redazioni -