Castel d’Azzano: la tragedia che interroga le coscienze

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profondo cordoglio e sgomento per la tragedia avvenuta a Castel d’Azzano

2025-10-15T09:09:00+02:00 - La Redazione

Castel d’Azzano: la tragedia che interroga le coscienze

ROMA - Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profondo cordoglio e sgomento per la tragedia avvenuta a Castel d’Azzano, dove tre carabinieri hanno perso la vita e molti operatori delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco sono rimasti feriti nell’esplosione di un casolare durante uno sgombero.

In un tempo in cui la tensione sociale e il disagio economico attraversano le comunità, questo episodio non può essere letto soltanto come un fatto di cronaca nera, ma come una ferita civile che interpella la scuola, le istituzioni e la coscienza collettiva.

Le vite spezzate dei militari, dediti a un servizio silenzioso e spesso invisibile, ci ricordano che la legalità non è un automatismo burocratico, ma un fragile equilibrio tra diritti, responsabilità e dignità umana. Quando tale equilibrio si spezza, emergono il rancore, la sfiducia, l’odio come unica lingua possibile.

Per questo il CNDDU si rivolge in modo particolare al mondo della scuola, chiamato a svolgere un ruolo decisivo nella costruzione di una cultura della convivenza pacifica e del rispetto reciproco. L’educazione ai diritti umani non può ridursi a un tema occasionale, ma deve diventare pratica quotidiana, capace di dare senso ai concetti di giustizia, empatia e cooperazione.

I docenti hanno il compito – oggi più che mai – di allenare lo sguardo dei giovani alla complessità, aiutandoli a riconoscere il dolore dietro i conflitti, la paura dietro la violenza, la fragilità dietro la ribellione. Ogni episodio di degrado umano e istituzionale deve spingerci a interrogarci: dove inizia il fallimento educativo, dove si interrompe il dialogo con la società?

Il CNDDU invita le scuole a promuovere momenti di riflessione civica, letture, laboratori e confronti sulle tematiche della legalità, della giustizia sociale e della prevenzione del disagio. Educare alla pace significa insegnare a gestire il conflitto senza distruggere, a ricercare soluzioni senza annientare l’altro.

Nel ricordo dei carabinieri Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà, la comunità educante deve ritrovare il coraggio di testimoniare, ogni giorno, che la democrazia è un bene fragile che vive soltanto dove c’è educazione al rispetto e solidarietà umana.

Il CNDDU rinnova infine il proprio impegno a sostenere una scuola che non si limiti a trasmettere conoscenze, ma formi coscienze, affinché la tragedia di Castel d’Azzano non resti soltanto una pagina di dolore, ma diventi un monito e un punto di ripartenza per un’Italia più giusta, empatica e consapevole.

La scuola, presidio civile e laboratorio di umanità, non può restare spettatrice di un Paese che si frammenta sotto il peso delle solitudini. Essa deve farsi voce dei senza voce, ponte tra istituzioni e cittadini, luogo di prevenzione contro ogni deriva di violenza o abbandono.

Occorre restituire ai giovani la fiducia nella giustizia, far comprendere che lo Stato non è un nemico, ma una casa comune da curare insieme. L’educazione ai diritti umani diventa, allora, educazione alla responsabilità, all’ascolto, al coraggio morale di costruire comunità solidali.

In questa prospettiva, il CNDDU propone che, nelle prossime settimane, le scuole dedichino un’ora simbolica alla memoria dei caduti di Castel d’Azzano, un momento di silenzio e di riflessione collettiva sulle radici della violenza e sulla necessità del dialogo.

Solo un’educazione che mette al centro la persona potrà impedire che la disperazione degeneri in tragedia. È compito di tutti — docenti, studenti, famiglie e istituzioni — ricucire le fratture sociali e restituire valore alla parola “umanità”.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU