Eccellenza, Stefano D’Egidio vuole tornare in Serie D con la Santegidiese

Il fantasista teramano è pronto a fare nuovamente la differenza: ne ha le qualità

2025-10-30T16:48:00+01:00 - Walter Cori

Eccellenza, Stefano D’Egidio vuole tornare in Serie D con la Santegidiese

di Stefano Vecellio

TERAMO - Nel calcio, il numero 10 non è solo un numero: è un destino. È la maglia dei geni, dei ribelli, degli artisti del pallone. Chi la indossa non gioca soltanto, disegna calcio. In un’era di schemi e algoritmi, il “10” resta l’anima romantica del gioco, capace di accendere uno stadio con un tocco, un’idea, una fantasia.

Stefano D’Egidio fa senz’altro parte di questa categoria. Dopo una scorsa stagione un po' sbiadita in Serie D, l’MVP dell’Eccellenza 2023-24 sta provando a riaccendersi con i colori della Santegidiese, per ritrovare quella magia che ha fatto innamorare tutte le piazze in cui ha giocato. 

Stefano, questa stagione è iniziata in maniera un po’ “turbolenta” per te. Spingiamo allora il tasto rewind e riavvolgiamo un attimo il nastro. Partiamo da quest’estate, dal tuo addio al Teramo: perché è finita la tua storia con i biancorossi?

  • Sicuramente l’ultima stagione è stata un po’ sotto le aspettative per me, ma dopo 3 anni passati insieme, dalla Promozione alla Serie D, mi aspettavo comunque una riconferma. Le offerte non mi sono mai mancate, ma ho dato sempre la priorità al Teramo. Giustamente poi la società ha fatto le sue valutazioni e ha agito di conseguenza. Quest’estate ho ricevuto una chiamata da mister Pomante, mi ha detto che forse avevo bisogno di altri stimoli e mi ha comunicato la sua decisione di non avermi più nel progetto. Nonostante sia finita così, sarò sempre legato al Teramo, gli auguro di fare un campionato di vertice. Quest’anno la società ha investito tanto e se domenica dovesse ottenere un risultato positivo con l’Ostia Mare, avrà tutte le carte in regola per andare fino in fondo. Certo, mi è dispiaciuto andare via, ma anche questo fa parte del gioco. Alla fine ci ho messo un punto e ho fatto altre scelte. 

Scelte che ti hanno riportato in Eccellenza, dove per 8 giornate hai sposato il progetto dell’Ovidiana Sulmona, poi due settimane fa il divorzio: cosa ti ha spinto ad interrompere così bruscamente quest’avventura?

  • All’inizio ero molto convinto, Sulmona è una piazza importante in Eccellenza. Il presidente De Deo mi è sembrato subito molto determinato nel volermi, mi ha chiamato facendomi una proposta economica di valore. Il progetto mi sembrava ambizioso, ma dopo 2 mesi le cose erano cambiate, non mi sentivo più a mio agio e in linea con quello che chiedeva la società. Ho tanta esperienza, conosco molto bene la categoria e ho capito che continuare non era la cosa giusta per me. Anche lo stare lontano da casa, dalla mia famiglia, era un fattore che iniziava a pesarmi. Appena ho preso la mia decisione, ho parlato subito col presidente che ha accettato la mia scelta con tranquillità e comprensione. 

Dopo di te ha lasciato Sulmona anche un altro pezzo pregiato come Barlafante. Pensi che questo ridimensionamento drastico dei peligni abbia influito sulla tua partenza?

  • Sicuramente sì, in squadra c’erano giocatori importanti come Barlafante o Cangemi, che come me avevano vinto almeno una volta questo campionato. Pensavo che si potesse lavorare bene, ma la realtà era un’altra: i risultati non arrivavano, le prestazioni nemmeno. Dopo la sconfitta col Pontevomano ho capito che non potevo più restare e quando si è fatta avanti la Santegidiese ho preso subito la palla al balzo. 

Rieccoci al presente, la Santegidiese. Hai trovato finalmente le motivazioni giuste per ripartire?

  • Assolutamente, sono contento di aver fatto questa scelta e di far parte di un progetto importante. La società è sempre presente, vive l’ansia della domenica con noi. Per adesso le cose stanno per il verso giusto, speriamo di continuare così e alla fine vediamo dove arriveremo, l’obiettivo è sicuramente fare il salto di categoria e tornare in Serie D. È il contesto giusto per me, qui c’è molta passione, c’è voglia di far calcio.
  • Forse è troppa la “passionalità” se questa talvolta sfocia in disordini e violenze come è accaduto domenica scorsa contro il Lanciano? Da squadra, come avete vissuto questa situazione?
  • Sono cose spiacevoli, peccato. In campo è stata una bella giornata, c’erano tante famiglie a sostenerci e abbiamo vinto contro una diretta concorrente come il Lanciano. Purtroppo queste sciocchezze causate da pochi rischiano di rovinare i grandi sforzi fatti dalla società e di spegnere un po’ l’entusiasmo intorno all’ambiente. Noi ovviamente come squadra ci dissociamo, vogliamo sempre che vinca lo sport.

Tornando al calcio giocato, l’obiettivo di squadra è ormai chiaro a tutti, ma quello personale di Stefano D’Egidio qual è? 

  • Sento di nuovo il fuoco dentro, ho una voglia matta di tornare in campo dopo un avvio di stagione... diciamo complicato. Ora penso solo a rimettermi in gioco, dare un contributo importante per far vincere le partite e aiutare a centrare l’obiettivo comune. Sono 2-3 settimane che gioco poco, ma già domenica spero di aprire un capitolo importante sia per me sia per la Santegidiese.

Domenica avrete una partita insidiosa contro un Pontevomano in cerca di punti salvezza. Che match ti aspetti?

  • Tosto, queste sono le gare più difficili da preparare. Conoscendo l’avversario, penso che si copriranno molto dietro, magari con 5 difensori. Sarà una sfida complicata da sbloccare, ci vuole l’approccio giusto. Gare come quella con il Lanciano si preparano da sole, ma in queste la concentrazione deve essere massima, bisogna avere più fame di loro. Con queste partite si vincono i campionati, dobbiamo dimostrare di essere davvero “squadra”. 

A proposito di squadra, che gruppo hai trovato a Sant’Egidio? 

  • Solido, fatto di persone che hanno voglia di lavorare tutti i giorni. C’è qualità, sacrificio: i risultati non arrivano per caso. Ho ritrovato anche il mio amico Manu (Ferraioli, ndr), ormai giochiamo insieme da 4 anni, ci divertiamo. La squadra è unita, c’è voglia di fare bene. 

Nel tuo reparto, quello offensivo, c’è però tanta concorrenza: come la vivi, ti stimola o ti demoralizza?

  • La competizione per me è un fattore fondamentale, mi stimola ogni giorno ad alzare l’asticella. Qui c’è l’imbarazzo della scelta, sono tutti ragazzi forti. Io cerco sempre di dare il massimo, poi col mister e col modulo mi trovo benissimo. Ci sono tutti i presupposti per rendere al meglio.

Visto che abbiamo iniziato con la metafora del nastro, chiudiamo con il tasto forward. Andando oltre questa stagione, in un prossimo futuro, dove ti vedi?

  • Per adesso non ci penso, dopo l’ultimo periodo un po’ burrascoso ho bisogno di vivere il presente. Sicuramente se ci fosse l’opportunità mi piacerebbe restare alla Santegidiese: la voglia e la passione che ha questa società nel fare calcio si rispecchia anche in me. Poi ho anche voglia di prendermi una rivincita personale con la Serie D, anche se l’anno scorso ho vinto i playoff con il Teramo avrei voluto fare di più. Spero di arrivarci con la Sant, darò il massimo per vincere questo campionato e poi chissà che non si possa pensare a un rinnovo. Qui sto bene, rimarrei volentieri, ma ora è troppo presto per pensarci. Dobbiamo focalizzarci sulle prestazioni e sull’obiettivo finale, tutto il resto verrà da sé.