“Articolo 49” e la democrazia partecipata

Raffele Raiola: "Fratelli d'Italia e Futuro In come la intendono?"

2025-10-09T17:39:00+02:00 - Walter Cori

“Articolo 49” e la democrazia partecipata

TERAMO - Sono circa trent’anni che si hanno concrete esperienze di democrazia partecipativa a Teramo, ovvero dal 1996, quando i cittadini, in maniera spontanea, diedero vita, durante il mandato dell’Amministrazione Sperandio, a comitati di quartiere e di frazione ai sensi dell’art. 18 della Costituzione. L’Amministrazione D’Alberto dall’inizio del primo mandato, nel 2018, avviò alcuni procedimenti partecipativi di grande importanza, come quello per la rifunzionalizzazione dell’Ima Cavea del Teatro Romano e quella per la Cittadella della Cultura; diede vita, inoltre, attraverso la piattaforma IdeaTE, al più grande contenitore partecipativo per condividere il processo di rilancio della città; soprattutto coinvolse tutte le realtà cittadine per la redazione del Regolamento sulla partecipazione, che dopo tanti tentativi durante la giunta Brucchi non si era mai riusciti a mettere in campo.

Su questo Regolamento erano tante e variegate le idee dei gruppi consiliari, motivo per il quale, nella fretta di chiudere, cercando di accogliere anche gli impulsi dei gruppi di opposizione, si liquidò un testo che prevedeva una procedura farraginosa, che, purtroppo per i cittadini, si presentava difficile da attivare, a partire dalla primaria presentazione dello Statuto, fino anche all’attivazione degli organi operativi dei comitati. Fu così costituita una commissione dei Garanti che non avrebbe reali poteri esecutivi, ma che avrebbe il compito di verificare il non contrasto degli atti e delle procedure attivate dai comitati con l’art. 19 del Regolamento, pur dovendone garantire la piena autonomia.

Un po’ per le complessità burocratiche, un po’ per l’incertezza ad attivare questi istituti di partecipazione, ma anche per l’estensione territoriale della città con le sue 80 sezioni elettorali, si presentava alquanto difficile mettere in campo circa cinquanta comitati di quartiere e di Frazione, con una struttura operativa quasi inesistente a supporto della commissione dei Garanti. La smossa fu data dall’associazione “Teramo Città Solidale”, promotrice dell’allora Coordinamento dei comitati di quartiere, la quale propose comitati a dimensione di Macroarea per i Quartieri del Centro e della Prima fascia Urbana, vista l’elasticità del regolamento che lo consente.

Tutti, senza esclusioni, hanno ottenuto una nostra assistenza quando richiesta. Diversi ci hanno consultato, dalla fase costitutiva alla fase burocratica elettorale, oltre che nella fase gestionale. Alle ultime elezioni del comitato della Macroarea 1 “Il Castello” tutti, senza distinzione politica, hanno detto di apprezzare il nostro intervento operativo e tecnico, sia nella predisposizione dei modelli che delle schede elettorali (mai, in cinque anni, preparati dall’Assessorato alla partecipazione), ma anche nell’assistenza operativa al Presidente e agli scrutatori di seggio.

Il problema reale è che la partecipazione dei cittadini in questi anni è stata sempre molto bassa. Solo nella Macroarea del Centro Storico si è avuta una maggiore affluenza, forse perchè sotto mentite spoglie i Partiti hanno partecipato facendo convergere i voti sul proprio candidato di bandiera? Forse perché hanno voluto trasformare il Collegio di Coordinamento in un organo deliberante, limitando fortemente l’Assemblea dei Residenti, unico organo che da Regolamento dovrebbe decidere veramente? Lo spazio riservato ai residenti e al loro dibattito sono stati poi monopolizzati con veri e propri comizi elettorali, attraverso l’utilizzo di sigle associative. I risultati del Centro Storico li abbiamo visti. Ma quella vicenda la tratteremo in altro momento.

Nei Quartieri dove i partiti non ci hanno messo becco la partecipazione è stata bassissima anche al di sotto degli 87 votanti della Macroarea 2. Perché fa scalpore il risultato di Colleatterrato, sebbene sia stato condizionato negativamente dalla quasi diretta televisiva di un organo d’informazione locale? Sia nella prima assemblea di indizione della campagna elettorale che durante lo svolgimento delle elezioni, si sono presentati due cittadini facinorosi. Sono venuti da soli o sono stati mandati? In tutti e due i momenti essi erano in contatto telefonico con un certo “Luca” che impartiva disposizioni. Nell’assemblea uno di questi ha addirittura chiesto alla portavoce di parlare al telefono con quel “Luca” che era nientepopodimeno che il Consigliere comunale di Fratelli d’Italia “Luca Corona”. Quindi il Consigliere Luca Corona, se non era un mandante, che rapporti aveva con questi facinorosi? Questi dichiaravano di essere stati invitati a candidarsi, e al tempo stesso ammettevano di non sapere nemmeno il ruolo che avrebbero dovuto coprire una volta eletti, senza conoscere né lo statuto del comitato né il regolamento comunale. Parliamo quindi dello stesso Luca Corona che in assenza di un parere di sospensione del procedimento da parte della Commissione dei Garanti, voleva impedire lo svolgimento delle elezioni, condizionando il parere del parroco per l’uso della sala, tra l’altro già utilizzata per l’assemblea dei residenti un mese prima? Lo stesso che ha usato i locali della medesima parrocchia addirittura per incontri politici pubblici insieme agli esponenti del suo partito…

Crediamo che se si debba modificare il regolamento lo si debba fare non per favorire l’azione propagandistica dei partiti e per consentire la loro occupazione di questi modesti spazi di confronto riservati ai cittadini. Bisogna chiedersi perché si registra tanto interesse da parte di Fratelli d’Italia e di Futuro In ad occupare posizioni all’interno dei Collegi di Coordinamento, quando è SOLO l’Assemblea dei cittadini ad essere un organo deliberante. Il motivo è tutto spiegato nelle vicende di quei comitati dove loro, secondo l’ultimo comunicato della Consigliera comunale di Futuro In Angeloni, avrebbero battuto l’Amministrazione comunale. Ma la lista è unica e non vi sono simboli di partiti, quindi da dove viene questa presunzione? Sta di fatto che all’interno dei Collegi di Coordinamento hanno abusivamente e di fatto cambiato le regole. Hanno stabilito ed imposto, in barba al regolamento, che all’interno di quell’organo di impulso e organizzazione, in gran segreto, si debba votare e decidere.

E questa secondo Fratelli d’Italia e Futuro In sarebbe la democrazia partecipativa? Di quale partecipazione parlano? In consiglio comunale chiedono a gran voce la modifica del regolamento. Per dare più potere ai partiti in questi organismi? Nonostante siano pensati a disposizione dei cittadini che vorrebbero liberamente vedersi garantita la propria partecipazione alle soluzioni delle problematiche del territorio?

Per economia di spazio riserviamo ulteriori approfondimenti a successive riflessioni - Il presidente dell’associazione articolo 49 ETS -APS, Arch. Raffaele Raiola -