PESCARA – “L’Abruzzo non è messo bene“. Giovanni Legnini dopo quasi un anno di diretta esperienza amministrativa in Regione commenta con una punta di preoccupazione questi mesi in Consiglio Regionale, ma tuttavia non vuole perdere un certo tratto di ottimismo perché ”per fortuna conservo alcuni fondamentali che consentono di coltivare speranze nel futuro: abbiamo una società sana, un’ambiente in gran parte tutelato e un sistema economico che in parte vanta strutture produttive solide ed innovative.
Eppure non mancano segnali di grave crisi: da quella occupazionale alle ferite del terreno, dai fenomeni di grave inquinamento al rischio crescente di infiltrazioni criminali”. Un tratto di ottimismo necessario si potrebbe dire, ma anche perché queste “sono queste emergenze che devono orientare l’agire pubblico, insieme alla necessità di promuovere innovazione, formazione, ricerca e dotazioni infrastrutturali moderne per competere in Italia e nel mondo“, afferma Legnini, che lancia una stoccata finale. “Purtroppo la classe di governo della nostra regione non mi sembra sufficientemente attrezzata e capace di contrastare i fenomeni di crisi e far leva sulle straordinarie opportunità di cui disponiamo. Ad un’opposizione democratica spetta denunciare ciò che non va e suscitare progetti per il futuro” – ANSA –
Ex sindaco, senatore, relatore di maggioranza, sottosegretario, vicepresidente del Csm e ora da 325 giorni ‘semplice’ consigliere di minoranza anche se con il grado di leader del centrosinistra. Per Giovanni Legnini un notevole cambio di orizzonte politico nella sua terra, per la quale è preoccupato, “l’Abruzzo non sta bene”. A quasi un anno dalla discesa in campo in Abruzzo ammette che ”la distanza tra esperienze mi sembra evidente. C’è un tratto che le accomuna, l’amore per le istituzioni democratiche
e per il bene comune – chiarisce l’ex candidato presidente alla Regione per il centrosinistra -. Chi come me da giovanissimo ha scelto, insieme al lavoro professionale, l’impegno politico e sociale non può e non deve mai smarrire i fini dell’impegno nella sfera pubblica, come quelli di promuovere le opportunità e combattere le ingiustizie”.
Legnini sa che intorno a lui c’è stato più di qualcuno che si è chiesto con che spirito lui, che veniva da quel palmares politico, avrebbe potuto affrontare questa nuova esperienza. Ma è lo stesso Legnini a spiegare che quando una esperienza ‘chiama’ non ci si può sottrarre perché “è per questo che, non curandomi dei rischi e delle ambizioni personali, ho tentato di animare un percorso di speranza perché ero e sono preoccupato per le sorti della nostra terra e penso che la priorità sia oggi quella di restituire alla nostra regione una classe dirigente rinnovata, consapevole e capace di affrontare le urgenze ed emergenze che abbiamo di fronte”. Mesi in Consiglio Regionale, di fronte a fatti e polemiche ma, “purtroppo prevalgono gli elementi di delusione, ma non per questo intendo arretrare dal mio impegno. Credo che la distanza
tra le politiche e la compagine del centrodestra e le domande dei cittadini e dei territori abruzzesi sia troppo ampia per sperare che sia colmata nel prossimo futuro – ribatte duro – Rimanendo al funzionamento dell’istituzione regionale, dispiace moltissimo aver dovuto constatare la pessima qualità del prodotto legislativo che invano abbiamo tentato di cambiare e l’assenza di un necessario programma di riforma di una macchina amministrativa che, pur annoverando moltissime persone di qualità, fa fatica ad interpretare una missione che solo la politica può e deve trasmettere”.
Che futuro quindi? Da un punto di vista personale ”auguro agli abruzzesi tutto il bene possibile per il prossimo anno, questa è una terra che per fortuna conserva alcuni fondamentali che consentono di coltivare speranze nel futuro: abbiamo una società sana, un ambiente in gran parte tutelato e un sistema economico che in parte vanta strutture produttive solide ed innovative“. Ma un politico di vaglia non può limitarsi da una speranza generica e quindi “noi possiamo solo assicurare che lavoreremo sempre per il bene comune anche se la battaglia politica dovesse farsi ancora più dura. Sarà un anno di grandi trasformazioni in Italia e nel mondo, dobbiamo essere pronti a governarle” – di Luca Prosperi, ANSA –