TERAMO – Presidio dei metalmeccanici questa mattina a Teramo organizzato dalle sigle sindacali. Ci sono a rischio 750 lavoratori a rischio nel settore. “Purtroppo è una difficoltà che si consolida in qualche modo nel senso che i 750 posti di lavoro a rischio stanno diventando effettivamente come purtroppo avevamo preventivato una realtà”, dice Mirco D’Ignazio (FIOM), “Ci sono vertenze importanti che non si riescono a concludere: ATR, Veco, Selta, ma ci sono anche tante piccole aziende in difficoltà che iniziano a dare segnali di preoccupazione”.

La protesta odierna è incentrata sul lavoro e sui posti a rischio, ma non tralascia la questione sicurezza. “I dati li conosciamo tutti, purtroppo il lavoro è diventato un campo di battaglia”, dice Marco Boccanera (FIM), “Ogni giorno ne muoiono tre, quindi la priorità è questa, ma anche l’ingessatura che c’è da parte della politica sia regionale che nazionale. Purtroppo sono ingessate parecchie vertenze al Ministero dello sviluppo economico: ci sono 160 vertenze al palo, tra cui la Selta di Tortoreto. Ricordiamo che tra poco scadrà il mandato dei commissari straordinari, che dopo 90 giorni comunque prenderanno il silenzio-assenso del Ministero per avviare la procedura di ristrutturazione della Selta”.

Il sindacalista della Fim prosegue: “C’è anche il problema delle aziende e dell’industria che non sono nell’agenda della politica sia nazionale che regionale. Purtroppo sulla provincia di Teramo stiamo visualizzando un’assenza totale della politica regionale sull’industria metalmeccanica e non solo quella, essendo stati privati di un tavolo provinciale dove discutevamo le nostre vertenze che ora è stato portato a Pescara. Quindi non abbiamo nessun interlocutore nella provincia di Teramo e c’è, come ripeto, un’assenza totale della politica sulle nostre problematiche e sulle vertenze in corso”.

D’Ignazio aggiunge che oggi si spera che con il presidio “…questo grido d’allarme sia raccolto dalla politica, che si faccia quadrato attorno a questi lavoratori che rischiano il posto di lavoro e che si trovino insieme delle soluzioni per evitare la desertificazione industriale della provincia”.

E sulla notizia di una presunta fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot e sui possibili risvolti che potrà avere sull’automotive in Abruzzo e in provincia di Teramo, il sindacalista della Fiom sottolinea che “…i risvolti per l’Abruzzo saranno senz’altro importanti perché la Sevel – che è di fatto l’azienda più grande in Italia della FCA (che si trova in provincia di Chieti) – è già frutto di una partnership con la Peugeot. Per la provincia di Teramo potrebbero esserci risvolti importanti perché ci sono aziende dell’indotto che lavorano per Sevel. Se quello stabilimento si consolida e se i problemi che si rischiavano di vivere dovessero essere superati, sicuramente potrebbero esserci dei risvolti positivi per le aziende dell’automotive in provincia di Teramo, che comunque occupano 2.000 dipendenti”.

Anche per Boccanera si tratta di una buona notizia: “Ricordiamo che su questa fusione aveva lavorato molto Marchionne, che ha indovinato a fare quello che fece all’epoca acquisendo la Chrysler. In quest’ultima con il sindaco americano UAW – all’epoca c’era Bob King – si erano privati del Tfr per investirlo nell’azienda e oggi i lavoratori della UAW sono stati ripagati”.

Ecco l’intervista ai segretari di Fiom Cgil Mirco D’Ignazio e di Fim Cisl, Marco Boccanera