PESCARA – “Ieri il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Teramo, dopo vari rinvii che hanno fatto passare oltre un anno e mezzo, ha archiviato uno dei procedimenti penali aperti dalla Procura di Teramo sul caso Gran Sasso nonostante l’opposizione formulata da due associazioni, tra cui la Stazione Ornitologica Abruzzese”. La SOA, nel rendere nota la questione, ricorda che nei suoi esposti, “oltre alla vicenda del potenziale rischio di inquinamento dell’acqua, che poi ha portato al procedimento penale oggi in corso, aveva sollevato molte altre questioni, dalla mancanza del nulla osta del Parco per le strutture degli esperimenti condotti nei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso e dei relativi titoli edilizi in area parco alla Valutazione di Incidenza Ambientale degli esperimenti”.
Nell’opposizione l’associazione aveva lamentato che diversi fatti o non erano stati proprio trattati dal PM o, se erano stati in qualche modo affrontati, ciò non era stato fatto adeguatamente. “In realtà, e questo la dice lunga sul bisogno di fare chiarezza che era alla base della nostra opposizione – continua la SOA – abbiamo appreso con il provvedimento di archiviazione che la Procura ha aperto un nuovo fascicolo, per la presenza, accertata dall’ARTA a febbraio 2019, di sostanze come l’n-esano nell’acqua in uscita dai Laboratori di Fisica Nucleare che alla fine si riversa nel fiume Mavone. La cosa è piuttosto singolare e, a nostro avviso, la dice lunga su come è stato trattato il caso. I referti dell’ARTA sulla presenza delle sostanze erano proprio nel fascicolo oggi archiviato. Allora uno può chiedersi: come può “gemmare” da un fascicolo meritevole di archiviazione un’altra inchiesta? La domanda è ancora più legittima se si nota che queste carte importanti di cui avevamo avuto accesso come parte furono da noi ‘valorizzate’ in un comunicato stampa del 28 ottobre 2019 che divenne oggetto di un duro scambio con i Laboratori di Fisica. Il fascicolo, a leggere l’archiviazione, visto che il GIP riporta la data del 2020 (il fascicolo è, infatti, il n.6270/2020), sarebbe stato provvidenzialmente aperto dopo che le carte erano emerse pubblicamente”.
“Il Giudice tra l’altro definisce ‘monumentale’ l’inchiesta sull’acqua che ha portato al procedimento penale in corso. Almeno noi, però, mica avevamo criticato quella parte d’inchiesta (a parte, e non nell’opposizione, il sequestro del bene oggetto del rischio, la captazione di 100 l/s invece della fonte del rischio, gli apparati sperimentali con le sostanze pericolose irregolarmente stoccate; il che più o meno equivale, a nostro avviso, a sequestrare il fiume e non il depuratore che non funziona). Anzi, abbiamo contribuito a quella parte d’inchiesta, non poco come è noto. Erano altri i fatti di cui chiedevamo l’approfondimento – precisa l’associazione ambientalista – Erano necessari, ad esempio, l’autorizzazione dell’ente parco e quei titoli edilizi che sono chiesti a tutti i comuni mortali pure per fare un impianto di riscaldamento nell’area protetta? Il giudice intanto dichiara inammissibili le opposizioni non nel merito dei fatti ma in quanto le associazioni, in ambito penale, hanno meno diritti di schierarsi in questa particolare fase processuale. Poi precisa che non può essere lui a modificare il capo d’imputazione rispetto a quello formulato dal PM all’origine, cioè il pericolo di inquinamento delle acque, introducendone altri. Ne deriva che, non essendo queste ‘violazioni’ (testuale nell’ordinanza, ndr) in qualche modo connesse alla questione acqua, non possono essere oggetto di un eventuale rigetto della richiesta di archiviazione formulata dal PM. Certo a noi rimane il dubbio se il nulla osta di un’area protetta possa essere considerato estraneo alla materia ambientale come sostenuto dal giudice. In ogni caso, viene a questo punto da chiedersi: queste “violazioni” saranno oggetto di specifici fascicoli aperti per approfondire la sussistenza dei relativi reati, come d’altro lato avevamo pensato quando avevamo inviato gli esposti? In ogni caso prendiamo atto che la prossima volta converrà fare tanti esposti, uno per singolo argomento, e non un solo esposto con tanti capitoli. Sarà più agevole per tutti gestirli. Ad esempio, rimane non trattata la questione della mancata approvazione da parte della Regione Abruzzo della Carta di Salvaguardia delle Acque attesa dal 2006, con uno studio già realizzato costato ben 480.000 euro che rimane dal 2017 nel cassetto”.
“Infine, una chicca sulla normativa sul rischio di incidente rilevante, la direttiva Seveso, a cui sono soggetti i Laboratori per la presenza di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose. Qui il giudice, sul Rapporto di sicurezza, ci dà torto direttamente. Nessuna omissione, per il giudice il documento era stato oggetto di  “presentazione”, come risulta da una lettera del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Attenzione, il giudice parla di “presentazione”. Presentato? Peccato che noi non abbiamo mai contestato la mancata presentazione del Rapporto da parte dei Laboratori di Fisica; semmai ci lamentavamo, carte alla mano derivanti da plurimi accessi agli atti, della mancata approvazione di questo documento nei tempi da parte dell’organo competente, il CTR presieduto proprio dai Vigili del Fuoco che, secondo quanto previsto dalla legge, deve validare il Rapporto approvandolo. C’è una certa differenza a nostro avviso tra presentazione e approvazione. Noi, chiedevamo, appunto, la valutazione proprio del loro operato. Insomma, a noi sembra che ci si sia basati quasi su un’autocertificazione. Peraltro, un suggerimento per le eventuali prossime volte: meglio fare attenzione alle date. La lettera del Dipartimento citata dal Giudice è del 28 giugno 2018. Quattro mesi dopo, a ottobre 2018, le prefetture di Teramo e L’Aquila nella proposta di Piano di Emergenza Esterno dei Laboratori di Fisica scrivevano testualmente “Risulta allo stato che l’istruttoria per l’esame dell’ultimo Rapporto di Sicurezza presentato al CTR (nel 2016! ndr) non sia ancora completata.” Il rapporto di sicurezza fu infatti approvato dal CTR a novembre 2018, cinque mesi dopo “l’autocertificazione” ritenuta valida dal giudice. Comunque gli esposti almeno sono serviti a smuovere prefetture e CTR sia sul Rapporto di Sicurezza (con diverse falle, a nostro avviso, anche quelle non oggetto di alcuna valutazione) sia, nel 2019, sul Piano di Emergenza Esterno, che era scaduto da ben otto anni. Ora, solo grazie agli esposti e alla mobilitazione questi documenti ora almeno esistono e i Laboratori svolgono la Valutazione di Incidenza sui nuovi esperimenti”, conclude la nota della Stazione Ornitologica Abruzzese.

Alleghiamo la richiesta di archiviazione del PM, l’opposizione e l’archiviazione del GIP così ognuno volendo potrà farsi un’opinione.