SULMONA – Era il lontano 2007 quando in rappresentanza della UIL penitenziari denunciai lo stato di elevato degrado nel quale versava il vecchio repartino riservato al ricovero dei detenuti.
Per la sua ubicazione (posto nei sotterranei al di sotto di una struttura dichiarata successivamente non in possesso dei requisiti sismici) e i disagi da esso prodotti non osai definirlo una vera trappola per topi.
Una volta, proprio durante un piantonamento di un detenuto, dovemmo affrontare oltre ai tanti disagi già da esso prodotti finanche un refluire di liquami tanto da spingermi  a gridare allo scandalo.
Sulla scorta del mio grido d’allarme,  “la trappola per topi” fu immediatamente e temporaneamente chiusa.
Il tutto per consentire di effettuare urgenti lavori di ristrutturazione e riattamento in attesa della predisposizione di un progetto utile alla costruzione di un nuovo e più confortevole repartino.
Erano i tempi del direttore generale Fulvio Catalano.
Fu con lui, l’ allora  segretario generale della UIL Dino Fasciani e l’ex direttore del carcere di Sulmona Giacinto Siciliano che vennero gettate le basi per la realizzazione di una nuova struttura più sicura.
Si son dovuti succedere altri tre direttori generali (Giancarlo Silveri, Rinaldo Tornerà e Roberto Testa)  prima di arrivare finalmente a rendere operativo quello che oggi è uno dei migliori e più sicuri repartini penitenziari d’Italia.
Dopo la predisposizione di un apposito regolamento, infatti, è in uso il repartino che dopo 13 anni di continue lotte da parte del sottoscritto offrirà ai detenuti di Piazzale Vittime del dovere e non più Via Lamaccio (altro risultato  conseguito  in tempi non sospetti dallo scrivente e dalla UIL PA polizia penitenziaria) di vivere le prossime esperienze ospedaliere in assoluto rispetto della dignità umana.
Ringrazio a tal proposito tutti gli attori intervenuti non ultimi il Direttore sanitario dell’ospedale di Sulmona Tonio Di Biase e quello della casa reclusione di Sulmona Sergio Romice.
Il segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria
Mauro Nardella