TERAMO – Festeggiamo il lavoro che cambia.

Festeggiamo la forza dei lavoratori che non si arrendono mai.

Festeggiamo gli uomini e le donne che in silenzio, nel lavoro, portano avanti le loro piccole battaglie giornaliere per tornare gradualmente ad una apparente normalità.

In questo primo maggio in cui si celebra la Festa dedicata a tutti i lavoratori, la Consigliera di Parità della Provincia di Teramo, che si occupa di discriminazioni nei luoghi di lavoro, intende elogiare lo straordinario senso di responsabilità che tutti i lavoratori stanno dimostrando in questo momento di particolare crisi del mondo del lavoro.

La pandemia da Covid-19 – afferma la Consigliera di Parità della Provincia di Teramo Monica Brandiferri – ha completamente modificato la vita di tutti noi, determinando una situazione drammatica in cui il diritto al lavoro garantito dalla Costituzione ha trovato uno stop mai registrato nella storia. Non ci sarebbe niente da festeggiare in tali circostanze in quanto tutti i settori hanno risentito negativamente di questa emergenza, ma la forza propulsiva del lavoro riesce a proporre prospettive innovative che potrebbero essere in grado di risollevare le sorti dell’economia. La provincia di Teramo, già fortemente martoriata negli anni passati da catastrofi e calamità naturali, si trova a subire una crisi occupazionale e, quindi, economica che mette a dura prova l’intero tessuto produttivo e sociale. Il lavoro non potrà più essere quello di prima, ciò che verrà a mancare maggiormente è il rapporto umano in quanto i nuovi metodi di lavoro creano enormi distanze. Ora più che mai nel lavoro bisogna osare e operare in sicurezza rispettando tutti i protocolli previsti dalla normativa di riferimento. E lo Stato deve fornire certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, senza che nessuno venga lasciato fuori come sta avvenendo, e adottare misure adeguate a sostegno del sistema lavoro, in grado di ridare ossigeno al settore occupazionale a tutti i livelli.

Un prezzo altissimo lo stanno pagando le donne con una netta inversione in materia di parità di genere. A seguito della chiusura o sospensione di servizi educativi essenziali (asili nido, scuole di ogni ordine e grado, centri diurni, assistenza domiciliare) sono costrette a lasciare il lavoro per occuparsi integralmente della cura della famiglia.

Non bisogna sottovalutare neanche come l’incertezza sulla prospettiva futura che si è creata nei lavoratori e nelle lavoratrici può suscitare uno stato di malessere interiore con il rischio di crollo psicologico e anche di gesti estremi. Viva i lavoratori che non si arrendono nel lavoro che non c’è”.