TERAMO – Le grandi aziende tornano ad investire a Teramo. Così in parte si può leggere la prossima apertura di Mondadori per Corso San Giorgio, negli ultimi tempi devastato dai lunghi lavori di ripavimentazione e da una certa polverizzazione di attività commerciali a discapito di altre considerate di service, presenza poco consona per quella che dovrebbe essere la via dello shopping. La nuova libreria s’insedierà nei locali ex Geox appartenenti a Nicola Del Poeta, figlio del noto commerciante storico che con la sua boutique polarizzò negli anni ’70 e ‘80 le vendite di abbigliamento di alta qualità in città. Essenziale è stato, perché Mondadori si stabilisse in città, il taglio di un 20% dell’affitto: del resto i tempi sono cambiati e anche in altre occasioni i locatori si sono visti costretti a tagliare gli affitti anche oltre il 30% della somma pattuita. Che apra una libreria non può che far piacere, soprattutto dopo la chiusura di quella storica condotta da Antonio Topitti, anche se per la verità verrà gestita in franchising: per alcuni simboleggia infatti economie che vanno altrove. Però il segnale è comunque di un nuovo inizio, che segue quello di qualche giorno fa di Atelier di Tiziano Lattanzi (Sottosopra abbigliamento) e di Poker per via del restyling, altro commercio storico da 60 anni sulla breccia.

Di avviso diverso è Christian Simonella della libreria Tempo Libero: “Le catene tendono ad impoverire il territorio e il tessuto socio-culturale nelle città in cui aprono” è il suo giudizio sferzante. Lui si ritiene “l’unico libraio teramano” rimasto sulla piazza, anche dopo l’abbandono recente di Antonio Topitti. “L’ultimo baluardo” contro i franchising (l’altro è Giunti). Ed il motivo è presto detto: “Un’attività indipendente significa collaborare con persone diverse da me per valorizzare il territorio attraverso la vendita di libri, intraprendendo un percorso culturale”, fatto anche di numerosi eventi che si concentrano sul punto vendita in questione sito nel “corso vecchio”. Difatti Simonella ha stilato un programma di iniziative, finanziato di tasca propria, che spazia anche verso la musica (“e i cantanti, teramani del resto, devono essere giustamente pagati”). Il problema per lui è “morale”: “Assistiamo alla scomparsa della figura del libraio a discapito dei meri venditori di libri”. Per farla breve, l’arrivo di Mondadori a Teramo “è piuttosto una lotta con Giunti, tra grande distribuzione, io resto libero ed indipendente”. In passato anche Feltrinelli, ma altri ancora, voleva aprire una libreria in città ma a quanto pare il bacino di utenza non era considerato adeguato.

Per Antonio Topitti, il libraio che ha dovuto abbandonare la sua adorata libreria “per mancanza di fatturato che si era ridotto al 25% dopo i lavori per il corso, i sismi e l’arrivo di Giunti”, Teramo “è una città che leggicchia”. “Il problema – osserva – è il canale di vendita che non è più quello tradizionale: in molti si riversano sull’on line, anche gli stessi professionisti che un tempo acquistavano i testi specialistici da me”.  Nel tempo, è la sua considerazione finale, “i librai tradizionali saranno sempre meno”.

 

Maurizio Di Biagio