Il Servizio Politiche per il benessere sociale della Regione Abruzzo ha pubblicato l’avviso pubblico per la concessione di contributi in favore dei comuni abruzzesi per l’acquisto di giochi inclusivi da installarsi nei parchi gioco pubblici ai fini della piena integrazione sociale di bambini e ragazzi con disabilità.

I contributi sono destinati ai Comuni abruzzesi che dispongono di parchi gioco pubblici e intendono adeguarli e renderli fruibili anche dai bambini e ragazzi con disabilità. Ogni Comune può presentare istanza di contributo per intervenire su un solo parco gioco, entro il 12 dicembre di quest’anno.

Il bando specifica che I parchi gioco pubblici sono da intendersi accessibili e inclusivi quando i percorsi, i servizi dell’area gioco, le strutture ludiche e tutti gli altri componenti l’area sono scelti in funzione di un utilizzo possibile da tutti i bambini e ragazzi, con ogni tipo di abilità.

Il parco gioco per il quale si chiede il finanziamento deve quindi:

-essere posizionato in una zona priva di barriere architettoniche, accessibile e già normalmente frequentata dai bambini;

-rispettare tutte le norme tecniche di riferimento che costituiscono strumento a garanzia di sicurezza: EN 1176 (attrezzature per aree da gioco); EN 1177 (rivestimenti di superfici di aree da gioco); UNI 11123:2004 (Guida alla progettazione dei parchi e delle aree da gioco all’aperto).

Alla realizzazione dell’iniziativa sono destinati complessivi euro 300.000, e le risorse sono da distribuire equamente tra le quattro province abruzzesi. Ai sensi della norma regionale sono a disposizione dei Comuni di ogni territorio provinciale risorse complessive per € 75.000.

I contributi regionali per la realizzazione degli interventi succitati sono assegnati nella misura massima del 100% delle spese ammissibili che determinano il costo dell’intervento, Iva inclusa, con un massimo di contributo erogabile pari ad € 25.000 per Comune.

Iniziativa ottima che, si auspica, venga accolta dai Comuni, pur nell’esiguità delle somme disponibili (che, si spera, possano essere aumentate nei prossimi anni). Ma è necessaria una riflessione.

Il bando, giustamente, impone che, per erogare il finanziamento, “vengano rispettate le norme tecniche di riferimento che costituiscono strumento a garanzia di sicurezza”.

Quanti parchi gioco comunali rispettano tali norme? Quanti sono privi di pavimentazioni antitrauma? Quanti sono ubicati in luoghi con pericoli potenziali? Quanti sono soggetti a scarsa, o nulla, manutenzione, tant’è che i giochi stessi costituiscono un pericolo per i bambini?

Basta farsi un giro per le aree gioco delle nostre città per avere la risposta.


Altra considerazione: chi si occupa di inclusività sa che non basta comprare una altalena adatta a bimbi in carrozzina per creare un parco giochi realmente inclusivo, anzi. Le esperienze insegnano che, a volte, un unico gioco adatto ai bimbi disabili diventa più elemento di esclusione che di inclusione.

Il gioco è una cosa importantissima per i bambini ed è fondamentale per formare il loro carattere di adulti, sviluppando anche la socialità e favorendo la condivisione e la tolleranza. Riportando brani del libro dello psicologo Peter Gray – “Lasciateli giocare” – “Il gioco è il sistema cui la natura ricorre per insegnare ai bambini a risolvere i problemi, controllare gli impulsi, modulare le emozioni, mettersi nei panni degli altri, negoziare le differenze, andare d’accordo e sentirsi alla pari con chi hanno intorno.
Il gioco è serio ma non serioso; futile ma profondo; fantasioso e spontaneo, ma legato a regole a ancorato al mondo reale. È puerile, ma è fondamento dei più grandi risultati che si conseguono da adulti. Da una prospettiva evoluzionista, il gioco è il modo in cui la natura si assicura che i cuccioli d’uomo e di altri mammiferi imparino quanto è necessario per sopravvivere e cavarsela bene.

Quando giocano all’aperto, somministrano a sé stessi piccole dosi di paura, (dondolano, scivolano, roteano sulle attrezzature di un parco giochi, si arrampicano su ponti e alberi, scendono dai corrimano in skateboard), imparando così a controllare non solo il proprio corpo, ma anche i propri timori. Nei giochi collettivi imparano a trattare con gli altri, ad accontentarli e a gestire e superare l’irritazione che può derivare da un eventuale conflitto. Il gioco libero è inoltre il mezzo grazie al quale la natura aiuta i bambini a scoprire i loro gusti. Giocando, sperimentano svariate attività e capiscono per cosa hanno talento e cosa preferiscono.

Un’area giochi, quindi, è un luogo dove i bambini possono imparare tanto, e considerato che esistono sempre meno spazi dove i nostri figli e nipoti possano giocare insieme, all’aperto, la sua progettazione, realizzazione e gestione, merita la massima attenzione e dovrebbe essere realizzata da persone competenti che hanno conoscenze riguardo lo sviluppo del bambino e le sue esigenze, che creino luoghi in cui i bambini possano divertirsi in sicurezza, stare bene insieme ai loro amici, genitori o chiunque altro li accompagni. Un luogo tranquillo, lontano da strade altamente trafficate, dove siano presenti alberi ed ombra, una fontanella d’acqua, un luogo che offra anche servizi come parcheggi, toilette, un bar nelle vicinanze. Un luogo che sia, anche, inclusivo.

Purtroppo in Italia non esistono leggi che regolamentano la realizzazione di parchi inclusivi o stabiliscono quali giochi possono essere considerati inclusivi e quali no e in parte questo può essere causa di fraintendimenti. Di giochi potenzialmente adatti a un parco giochi inclusivo ne esistono tantissimi ma è la progettazione a fare al differenza.

Le disabilità sono tante, spesso si pensa a quelle motorie immaginando un bimbo che usa la carrozzina; in realtà ci possono essere difficoltà motorie e/o di coordinamento dei movimenti, o difficoltà psichiche o, ancora, sensoriali.

Un parco inclusivo, quindi, deve essere progettato per poter essere utilizzato, e condiviso, da tutti.

Diamo, quindi, qualche suggerimento ai Comuni che volessero partecipare al bando:

1. ACCESSIBILITÀ

Elemento imprescindibile di un’area giochi inclusiva è l’accessibilità: NO a “parchi inclusivi” su ghiaia, prato, sabbia, che non permettono la piena fruibilità da parte di chi deve usare una carrozzina o ha difficoltà di deambulazione. Tra l’altro il rispetto delle norme sul superamento delle barriere architettoniche è obbligo di legge; quindi applichiamo le norme non accontentiamoci del minimo.

2. ADULTI CON DISABILITÀ

I bambini fino ai 10/11 anni al parco non ci vanno da soli: posteggi riservati a persone con disabilità, toilette accessibili, percorsi privi di barriere per raggiungere il parco sono importanti per genitori, nonni e zii con disabilità che accompagnano i bambini al parco; magari faticate a crederci ma anche loro escono di casa e vanno a far spesa, al mare, al cinema, e al parco coi propri bambini.

3. DISABILITÀ

Le persone con disabilità, nonostante nel nostro immaginario siano tutte sedute su una sedia a rotelle, sono invece affette da diversi tipi di disabilità che possono ridurre le capacità motorie, sensoriali o intellettive. Esistono bambini ciechi, bambini autistici, bambini che faticano a deambulare… In un Parco Inclusivo non è sufficiente garantire il gioco a chi ha una disabilità motoria grave e usa una carrozzina: bisogna a pensare alle esigenze di tutti, è per questo che si chiama Parco Inclusivo: deve includere tutti.

4. GIOCHI ESCLUSIVI

Diffusissima in Italia è l’altalena per utenti in carrozzina sulla quale il bambino in carrozzina sale da solo. Chiariamo un concetto: un gioco da utilizzare in solitaria soddisfa il bimbo fino ad un certo punto. Sarà anche bello dondolare, ma siamo animali sociali e i bimbi hanno bisogno come l’aria del contatto coi coetanei: li cercano con gli occhi anche quando possono muovere poco il corpo! Quindi magari sì all’altalena adatta ANCHE ai bambini con disabilità motoria, ma che permetta di essere utilizzata CON e VICINO ad altri bimbi, in modo da creare contatti e relazioni.

5. GIOCHI INCLUSIVI

Esistono computer inclusivi? Automobili inclusive? Quaderni e libri inclusivi? Se la risposta è no, allora non esistono neppure i “giochi inclusivi”. Esiste una scuola inclusiva, un laboratorio inclusivo e un parco inclusivo: è il luogo che deve creare opportunità di inclusione! Diffidate quindi anche di singole strutture dichiarate “inclusive” o “per disabili”. Una contraddizione, tra l’altro, ma alcune aziende li definiscono “inclusivi” e altre per “disabili” (quindi “esclusive”!). Pensate all’altalena a cestone o ai pannelli ludici: esistono da tantissimo tempo ma, da quando si parla di aree gioco, per tutti sono diventati giochi “inclusivi”. Ma ci sono bambini che non riescono a utilizzare i pannelli ludici. Una singola struttura gioco non può essere inclusiva perché ogni bambino, “normodotato” o con disabilità, ha esigenze differenti. Inclusivo può essere un parco giochi se offre un’area accessibile in autonomia e tante strutture gioco da assicurare divertimento al maggior numero di utenti possibili e insieme, socializzando.

6. PROGETTAZIONE PARTECIPATA

Un architetto può progettare un’area giochi, magri può farsi aiutare da un pedagogista , e coinvolgere un’associazione che si occupa di diritti dei disabili . Ma per progettare un parco per tutti è necessaria la visione di tutti gli attori del territorio, solo così si potrà avere un’idea di quali sono le esigenze dei bambini con vari tipi di disabilità, prendere in considerazione strutture gioco di vario tipo, pensare agli aspetti pratici e alla sicurezza. La condivisione è fondamentale.

7. AUTONOMIA E INDIPENDENZA

I genitori al parco dovrebbe semplicemente vigilare sui figli da lontano e lasciarli liberi di sperimentare (come diceva la Montessori: aiutami a fare da solo!) Facciamo in modo quindi che tutti i bambini,  anche quelli con disabilità, al parco possano muoversi il più possibile in autonomia. Non sarebbe bello se grazie a pavimentazioni lisce, colori che aiutano gli ipovedenti e altre soluzioni intelligenti, i bambini potessero muoversi, nascondersi e salire su una rampa da soli o essere spinti in sicurezza da un coetaneo (e non sempre dalla mamma)? Quando l’adulto resta nell’ombra il bambino è inoltre stimolato e motivato a sperimentare le autonomie (meglio che durante le terapie al chiuso e da solo). Il parco, per la sicurezza di tutti, dovrebbe anche essere recintato, con un solo ingresso ben visibile da parte dei genitori da ogni punto della struttura.

8. STRUTTURE GIOCO

Domandate ai bambini cosa amano e usate la fantasia: in un Parco Inclusivo si possono installare tutte le strutture gioco che trovate in commercio. Non fate però l’errore di dividere il parco in zone con giochi “classici” e “zone” con giochini dedicati ai bambini con disabilità magari pure poco stimolanti. Tutti i bambini tra l’altro sono attirati dalla struttura principale, nave o castello: rendetela davvero accessibile e usufruibile a tutti: è il punto di ritrovo dove socializzare.

A volte si scelgono giochini tipo pannelli ludici che sì sono simpatici ma se li mettete su un piano rialzato raggiungibile solo tramite una rampa otterrete come risultato quello di far faticare il bimbo in carrozzina per raggiungerli: meglio metterli a terra, no? La rampa è utile ma quando mi permette di arrivare in alto su un castello e magari usare uno scivolo. Insomma la fatica deve essere ripagata dal divertimento.

9. CATALOGHI

Una cosa da non fare è scegliere delle strutture da un catalogo fidandosi del simbolo del bimbo in carrozzina stampato accanto al gioco o della dicitura “inclusivo”. Confrontatevi, domandate, se possibile andate a visionare strutture già installate e verificatene la reale accessibilità e fruibilità. La struttura è tutta accessibile o solo in parte? Gli spazi permettono il transito agevole e manovra delle carrozzine? Ricordate che i bambini devono poter giocare senza troppo aiuto da parte degli adulti quindi, ad esempio, le rampe devono avere pendenza lieve altrimenti sarà sempre necessario un adulto per spingere la carrozzina. La posa è altrettanto importante: comprare un gioco con rampa ma installarlo poi su ghiaia non va bene.

10. UNA COSA DA FARE

Andare al parco! Se siete genitori di un bambino con disabilità e avete la fortuna di avere un Parco Inclusivo vicino a casa approfittate di questa bella occasione per permettere a vostro figlio di incontrare altri bambini, vivere qualche ora in un ambiente giocoso, accettare una sfida, provare a fare da solo o con l’aiuto di un altro bambino; gli farete un grande regalo. Per tutti gli altri genitori: in un Parco Inclusivo vi potrà capitare di incontrare bambini con disabilità, non abbiate paura: non mordono! Lasciate che i vostri figli si avvicinino a loro e, se sono curiosi, con discrezione domandino: perché non cammini? Perché non parli? Dopo una semplice risposta i bambini saranno soddisfatti e troveranno loro il modo di comunicare e giocare insieme. Avrete bambini più sereni ed empatici.

di Raffaele Di Marcello