Parlare oggi di cambiamenti climatici, di cultura dello scarto, di nuova ecologia umana vuol dire richiamare all’attenzione tutta una serie di concetti che hanno fatto strada in questi ultimi tempi.
Occorre però approfondire per testare se ci sia stata vera consapevolezza.
Partirei dalla “cultura dello scarto” e dall’irrazionale fenomeno del sostituire comunque e non dell’accomodare che è alla base delle megadiscariche, di cui a parole ci lamentiamo, ma nulla facciamo per contrastare questa consuetudine che ci sta facendo precipitare in una convivenza con la tanta spazzatura da smaltire.
Il fenomeno dello “scarto” ci sta più vicino di quello che noi possiamo pensare ed è anche registrare come è ridotta Teramo, ormai triste agglomerato di scatole vuote che sono i fabbricati che non è economico ristrutturare, per cui è più conveniente tirare su delle costruzioni nuove.
Perché la cultura dello scarto richiama l’inarrestabile consumo del suolo che sta usurpando territori alla libera vegetazione di cui abbiamo un disperato bisogno.
I viaggiatori del Medio Evo raccontano che chi camminava da Roma a Berlino, rischiava di non vedere mai il sole, perché il tragitto si presentava come un corridoio unico fatto di boschi senza interruzione.
Adesso noi urliamo contro l’Amazzonia che sta andando in fiamme, ma cosa abbiamo fatto noi in Occidente, per considerare che quel territorio in parte brasiliano e in parte di altri Paesi dell’America meridionale dovesse ridursi ad essere l’ultimo “baluardo per l’ossigeno”?
Torniamo a Teramo e, a proposito del consumo del suolo, proviamo a riflettere su questa opera faraonica da 85 milioni di euro che sarà il nuovo Ospedale: ci sono studi documentati sulla destinazione del cosiddetto “vecchio” ospedale? (che solo a pensare che viene definito tale, mi vengono i brividi!)
Occorre ricordare che molti di noi hanno usufruito persino del vecchissimo ospedale, che poi ha lasciato posto alla vecchia Università che, tanto per non farci mancare una ennesima scatola vuota, anch’essa è in attesa di nuova destinazione.
Intanto che venerdì gli studenti protestavano, a qualcuno è venuto in mente che se non ci disintossichiamo dalla cultura del “compra, consuma e butta l’involucro” è inutile che solidarizziamo perché siamo solo degli ipocriti?
Qualcuno ha cominciato a riflettere che, forse, accomodare i fabbricati già esistenti, se è più oneroso, dovrebbe ricevere aiuti economici perché in questo modo disboschiamo di meno?
Forse, allora, avremo dato una eloquente risposta a chi ha definito quella manifestazione di venerdì, niente più che “una bigiata di massa” !

 

di Ernesto Albanello