Gli uomini  del nucleo scorte  della Polizia di Stato arriveranno  oggi a Teramo per prendere in consegna, e mettere sotto tutela, l’assessore Verna, che attualmente vive in una località segreta,  dopo le minacce ricevute in questi giorni sui social.

I commenti sono tanti, positivi e negativi. Inizia il signor  Francesco Fabii a parlare di “coppini” anche se poi “pentito” si corregge con due “carezze. Crucifige! Prende uno stipendio fisso è l’accusa del signor Di Pancrazio. Incurante del fatto che non è vero. Insiste il libero professionista Cristian Pierannunzi  che augura al libero professionista Maurizio Verna  di “vivere un anno senza stipendio”. Fa eco  il più noto Daniele Di Battista secondo il quale questo “sceriffo” è un  ciuccio.  Ed è legittimo pensarlo. Meno legittimi sono gli insulti, in un dibattito di alto profilo, che avrebbe dovuto se non voluto essere incentrato su rispetto delle leggi e delle persone.

Crucifige! Crucifige! L’assessore  è accusato  addirittura di aver fatto chiudere il bar Iskra  per mancato rispetto delle norme anti covid. E’ vero ? Non è vero ?  Se la vedranno gli interessati tutelando i loro diritti. Ma resta il fatto che è tutto molto triste.

Certo non è bello per il titolare di un bar dover chiudere una attività. Del resto i dati sono quelli che sono e alcune regole vanno date. E quelle date – secondo me – vanno rispettate senza ma e senza se, perché altrimenti ognuno rispetterà o non rispetterà quelle che più gli fanno comodo. E ogni violazione della legge è sempre a vantaggio di pochi e danno per tutti.

E’ vero: non ne possiamo più, soprattutto i più giovani. E’ vero siamo esausti, soprattutto chi attende una fine che non arriva e paga costi altissimi. E così stiamo diventando i migliori alleati del male che ci affligge . E’ vero è triste e si può perdere la pazienza. Con il perdurare del Covid-19, ci è stato richiesto di seguire alcune regole, a tutela della nostra, e dell’altrui salute. In nome di un più grande bene comune. Queste norme sono giuste ? Sbagliate ? Non è a Teramo che si decide. Decidere non spetta al titolare dell’Iska, non spetta a Verna, ne ai commentatori.

Proprio la settimana scorsa ho dovuto scrivere che, osservando da una finestra un foltissimo gruppo di giovani “assembrati” nei giardini de La Sapienza, non poteva sfuggire il fatto che quasi nessuno di loro portasse la mascherina. Perché oltre al virus, un’altra patologia altrettanto pericolosa ci minaccia: la fatica da pandemia. La «pandemic fatigue» è lo stesso tipo di scoramento che potrebbe provare un naufrago che avvista la terra, ma è respinto al largo dalle correnti e si lascia andare. Persino Albert Camus, nel profetico libro “La peste”, ne parlava: “… quegli uomini si ridussero a ignorare le norme igieniche da loro stessi stabilite favorendo il contagio…”.

Ma, se si abbassa il livello di guardia, la situazione non potrà che peggiorare. La gente resterà a casa impaurita. Le attività resteranno chiuse, gli spettacoli non ripartiranno, gli ospedali saranno sempre più in allarme.

E’ già difficile tirare avanti così, ma farlo nella confusione continua, tra furbetti, negazionisti, gente che se ne frega del prossimo, diventerà una fatica insopportabile.

Non conosco la vicenda. Però credo che dopo l’avviso non resta che la multa, e dopo non resta che la chiusura. “Dura lex sed lex”. In uno Stato democratico non esistono leggi giuste da rispettare e leggi ingiuste da non rispettare. E questo perché tutte le leggi sono espressione della volontà del popolo. Il cittadino, nessuno, non può erigersi a sultano e arbitro delle norme giuste.  “Dura lex sed lex” la legge va rispettata. E’ l’interesse collettivo sovrano a pretenderlo. E spetta a chi ne ha competenza farle rispettare. Senza scaldarsi, offendere e minacciare. Certo può dispiacere. Ma mica vorremo veramente arrivare a dover mettere sotto scorta Verna per farle rispettare  ?