TERAMO – Ho letto con tutte le perplessità del caso la nota stampa diffusa nei giorni scorsi dal sindaco Gianguido D’Alberto. Un comunicato nel quale veniva celebrata l’installazione sul territorio di 11 nuove telecamere di videosorveglianza: perplessità inevitabili se, a quasi oramai cinque anni dall’insediamento, il risultato portato a casa dall’attuale amministrazione – e celebrato come un successo – consiste in sole 11 videocamere di sorveglianza a cui sommare le precedenti quattro “leggitarghe”, per un totale di appena 15 nuove telecamere.
Risultato, questo, che arriva dopo una serie di interrogazioni scritte e accessi agli atti che ho personalmente effettuato  ma che comunque consegna un numero troppo esiguo di nuovi “occhi elettronici” anche rispetto all’estensione del nostro territorio comunale che è di 152,8 Kmq. Per rendere meglio l’idea basti il confronto dei dati con la realtà del Comune di Silvi che, su un’estensione di 20,6 Kmq, di videocamere ne conta 44 oppure con quella di Pescara che su un territorio comunale con un’ampiezza di 33, 95 Kmq vede installate ben 300 telecamere.Teramo, considerando anche quelle preesistenti, non arriva invece a 60. Tra l’altro l’amministrazione D’Alberto ha così ammesso esplicitamente la necessità, in tema di sicurezza e come anche ricordato in più di un Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, di implementare il numero delle telecamere presenti sul territorio. E questo nonostante il Sindaco e l’ex assessore con delega alla Sicurezza, più di una volta in Consiglio, mi avessero tacciato di essere uno “sciacallo” e di alimentare immotivatamente le paure dei cittadini. A quanto pare, però, adesso i fatti mi danno ragione, visto che sempre nello stesso comunicato stampa viene annunciato l’arrivo di ulteriori installazioni attese, come i due corsi principali della città, Corso San Giorgio e Corso De Michetti oggi ancora sprovvisti di videosorveglianza e con una tempistica ancora vaga, nel corso del 2023. Così come non posso non ricordare che sempre lo stesso ex assessore alla Sicurezza nel corso di un Consiglio comunale aveva affermato che i teramani potevano dormire sonni tranquilli fino a tenere ancora la chiave fuori la porta. Bene, adesso giro la domanda al sindaco D’Alberto perché  a sua volta chieda cosa ne pensino sull’argomento i cittadini di Villa Mosca, di Nepezzano e di altri quartieri e frazioni presi di assalto dai raid di furti di cui si sono occupate le cronache. Mi spiace anche leggere che alla copertura economica delle nuove telecamere  si è arrivati attraverso fondi propri del Comune nonostante esistano precisi progetti ministeriali e relativi bandi dai quali attingere finanziamenti mirati. Delle due, l’una: o il Comune di Teramo, a differenza di altri Comuni, con superficialità non ha aderito ai bandi per intercettare finanziamenti oppure non è riuscito ad aggiudicarsene nessuno. Una riflessione a parte meritano le oltre 40 telecamere che l’amministrazione D’Alberto aveva invece ereditato dal passato con il progetto Paride a cui l’allora amministrazione Brucchi aveva aderito  e le altre telecamere legate ad un ulteriore finanziamento intercettato sempre dalla passata amministrazione attraverso il protocollo “Mille occhi sulla città”. Telecamere a suo tempo finanziate, delle quali era stata curata la progettazione e individuati i punti di installazione e che però – come siamo poi  venuti a conoscenza –  non erano mai state attivate dall’Ufficio Ced, il Centro Elaborazione Dati, nonostante la politica avesse portato a termine tutti i passaggi ad essa dovuti. Proprio a proposito delle “vecchie” telecamere analogiche che l’esecutivo attuale ha preferito rimuovere – mentre in molte altre realtà si è scelto di integrare il sistema analogico con quello digitale per potenziare il fattore sicurezza sul territorio – avevo chiesto a più riprese all’amministrazione con interrogazioni scritte che fine avessero fatto senza ottenere mai, in tre anni, quella risposta che sarebbe invece dovuta arrivare nell’arco dei trenta giorni. Sicuramente le telecamere non sono la panacea per risolvere tutti i mali ma possono costituire un buon deterrente alla microcriminalità fatta di furti, spaccio, atti vandalici e fornire elementi utili al controllo e ad un minimo di riconoscimento degli autori di reati. Per tutto questo quadro complessivo, il risultato ottenuto dall’amministrazione D’Alberto non mi pare esaltante ma lascio ai cittadini le valutazioni anche tenendo conto che il concorso che interessa il Corpo di agenti della Polizia Locale e di cui tanto si è parlato da poter sembrare a qualcuno che si fosse già svolto, in realtà si trova ancora nella fase – appunto- di svolgimento delle prove. Nel complesso, in quanto a sicurezza in città, direi che siamo all’anno zero – Luca Corona