Mi sono fermato a riflettere sull’essenza più nascosta, da svelare e da portare alla luce, del senso della bellezza: facciamo riferimento a canoni estetici che ci inducono a rilevare che un tramonto, una piazza, un quadro, una scultura, una poesia, un urbanesimo, una persona, un bambino, possono universalmente far parte del “bello”, quando vi sono tutti i presupposti.
Più volte mi sono soffermato a valutare Teramo sotto il profilo estetico: certamente le vogliamo bene al punto da non tollerare che qualcuno si diverta ad insozzarla, con cartacce, residui di olio perduti da qualche auto in sosta, buste di plastica e scritte sui muri.
Così come ho avuto un sussulto quando ho appreso che di notte qualcuno aveva “vandalizzato”, in questo periodo natalizio, il “bosco incantato” ai tigli e “l’infiorata” in Largo San Matteo.
Poi però mi sono chiesto: Teramo è bella perché ha un corredo di elementi di pregio che la rendono avvenente all’occhio del turista o dell’occasionale visitatore, oppure perché è dotata di elementi “indiscutibilmente belli”?
Bisogna in effetti non dimenticare che nei decenni passati, la città è stata “sfregiata” attraverso la realizzazione di costruzioni assolutamente non corrispondenti ad una “polis” come Teramo che doveva attenersi a determinate proporzioni, con edificazioni non alte, con una colorazione dei muri rispettosa di una specifica cromatura e via dicendo.
Mi verrebbe da aggiungere che Teramo ha una bellezza ”vulnerabile”: ci siamo dimenticati di quel camion che circolò indisturbato per le vie del centro manovrando con una tale disinvoltura da urtare contro una scultura del Duomo fino a farla ruzzolare a terra?
Qualcuno dirà: la bellezza però non è commestibile ed il commercio ha le sue esigenze!
Certo, ma non a discapito di opere d’arte che sono lì per conservare la propria immutabilità nel tempo.
Poi la bellezza è fatta anche di elementi che animino la città in modo gradevole all’occhio del visitatore, che avverte il fascino di Teramo in quanto non percepisce in essa, stonature o disarmonie nel suo complesso.
Sicuramente l’ex Ospedale Psichiatrico, con la progettazione voluta dalla Università degli Studi, che porterà quest’angolo della città aprutina a riempirsi di luoghi di ospitalità per l’arte musicale come per la cultura, darà un impulso favorevole al miglioramento estetico di un’area urbana che corrispondeva all’antica cinta muraria concepita per circoscrivere il centro urbano di un tempo.
Una riqualificazione degna di questo nome sarebbe, poi, determinata da una piazza Verdi, rinnovata, che ha ospitato per tanto tempo il Conservatorio “Braga” che oggi risulta inagibile, ma che è strategica in quanto anello di congiunzione tra il Teatro Romano e il Palazzo dei Melatini che precede il già ricordato ex manicomio.
Sicuramente altre eccellenze potranno concorrere a rendere Teramo, città complessivamente bella come la Pinacoteca Civica o la Biblioteca Provinciale fino ad estendersi al Convitto “Delfico” che ha però la sventura di dominare una piazza decisamente brutta, tra l’altro colma di auto in modo inconcepibile.
Ecco, il punto è questo : una città riesce a suscitare una sensazione di bello nella sua globalità, quando nessun dettaglio generi disarmonia e susciti la percezione di una stonatura.
Ovviamente poi dovrà essere animata a popolata da gente bella, come gli artisti cui sarà di diritto concesso un proprio spazio per esprimersi e per aggiungere alla bellezza di un determinato periodo storico, nuove bellezze, sempre in linea con uno stile ed una vocazione che sono le caratteristiche di questa città. Teramo, dunque, entrerà meritevolmente nel ristretto gotha delle città belle, quando mostrerà una avvenenza durevole, che non conosca il logorio che è determinato dal trascorrere del tempo : altrimenti rischierebbe di somigliare ad una donna che si imbelletta con cipria e rossetto, ma con addosso ancora i profumi di una cucina che l’ha vista sfaccendare a lungo e senza essersi neppure sbarazzata dei fumi del camino dove ha cucinato alla brace.
Allora, adesso scendiamo in una cantina, di quelle autentiche della teramanità per assaporare la magica atmosfera che si conviene in simili circostanze ed alziamo i calici per brindare ad una bellezza senza tempo, prerogativa della città di Teramo!

Ernesto Albanello