PESCARA – “In qualità di appassionati amministratori locali sentiamo il dovere di farci portavoce delle istanze e delle proteste del mondo imprenditoriale dei nostri territori e per esprimere loro tutta la nostra vicinanza abbiamo deciso di rimettere a Lei le nostre deleghe al Commercio. Sappiamo benissimo quanto il momento storico del nostro Paese sia pieno di insidie e difficoltà per chiunque abbia l’onore e l’onere di governare e quanto Lei sia costretto, Suo malgrado, a prendere decisioni dolorose. In questo caso, però, chiediamo con forza di rivedere il provvedimento di chiusura alle ore 18 contenuto nell’ultimo DPCM che per molti versi rappresenta un vero colpo di grazia per le attività commerciali e produttive interessate. Fissare il termine delle attività quotidiane a quell’ora vuol dire, ahinoi, costringere i titolari delle imprese alla resa, visto che il loro giro di affari è condannato inesorabilmente a ridursi in maniera drastica”. Così, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Consigliere regionale Guerino Testa e l’Assessore al Commercio del Comune di Pescara Alfredo Cremonese. “Assumere un provvedimento così ‘violento’, che a nostro avviso equivale alla chiusura totale, vuol anche dire togliere a chi amministra i singoli territori ogni strumento utile alla Comunità e agli imprenditori. Il nostro compito e le nostre prerogative, infatti, risulteranno da oggi vane”.

“La esortiamo, Presidente, a ripensare questa misura di contenimento del contagio – continua la lettera – valutando la possibilità di prolungare gli orari di chiusura, evitando di far annaspare ancora le attività commerciali e di rischiare non solo l’abbassamento delle saracinesche ma che i titolari d’impresa siano costretti ad apporre addirittura i lucchetti ai propri esercizi commerciali. Siamo certi che dopo questa seconda chiusura, seppure parziale nelle intenzioni del Governo, in tanti non saranno nelle condizioni di ripartire. Si rischia di andare verso un disastro economico senza precedenti ma soprattutto rispetto al quale non sarà possibile tornare indietro. L’Abruzzo non può permetterselo e neanche l’Italia tutta. E’ proprio raccogliendo l’allarme disperato della classe imprenditoriale della nostra regione, che Le chiediamo di rivedere le Sue valutazioni, anche in considerazione del fatto che vi sono poche certezze su quanto tale misura possa risultare efficace nell’ottica di spezzare le catene del contagio. Come Lei ben sa, sono altri i luoghi da attenzionare. La classe imprenditoriale – si ribadisce nella lettera – non può essere condannata a morte e a nulla possono valere le rassicurazioni di ristori economici che di certo non sono in grado di rappresentare uno stimolo ad andare avanti, soprattutto dopo mesi a dir poco disastrosi. Gentile Presidente avanziamo con convinzione la richiesta di virare su altri provvedimenti. Confidiamo nel Suo buon senso e nella Sua capacità di recepire il grido di dolore di intere categorie. Noi lo abbiamo fatto ma adesso tocca a Lei, Presidente”.