TERAMO – Venerdì 27 settembre, in tutta Italia sarà il Friday for future, terzo sciopero globale del clima. Le ragazze e i ragazzi, ma anche tutti gli adulti che lo vorranno, faranno sentire la loro voce per chiedere impegni concreti nella lotta ai cambiamenti climatici. Il WWF aderisce alle manifestazioni e anche in Abruzzo sarà presente con i suoi volontari nelle piazze di Atri, Lanciano, Pescara, Sulmona, Teramo, Vasto… invitando tutti a partecipare.

“È evidente che il tempo non basta più, bisogna agire subito!”, dichiara Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo. “Bisogna ridurre in modo drastico le emissioni. Finora si è agito in modo troppo superficiale e con azioni sporadiche! Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Gli organismi internazionali, i governi nazionali, le aziende, gli enti locali e anche noi cittadini. Dobbiamo manifestare domani, ma dobbiamo anche adottare stili di vita a più basso impatto ambientale. I giovani che domani manifesteranno chiedono azioni concrete e come associazione ambientalista che da anni denuncia i pericoli del cambiamento climatico ci uniamo alle loro richieste”.

Nuovo Rapporto IPCC.

Il nuovo rapporto sugli effetti dei cambiamenti climatici sui mari, sulle calotte polari e sui ghiacciai diffuso in tutto il mondo ieri dall’IPCC, l’organizzazione scientifica dell’ONU che si occupa di clima, presenta un quadro drammatico: entro il 2050, il numero di persone che potrebbe essere coinvolto negativamente dal cambiamento climatico è impressionante, si stima in un miliardo!

L’innalzamento del livello del mare dovuto al riscaldamento degli oceani e allo scioglimento del ghiaccio terrestre potrebbe subire un’accelerazione e colpire diverse zone del Pianeta. I cambiamenti provocheranno modifiche ad habitat ed ecosistemi, mettendo a rischio le specie dell’artico, ma anche specie che vivono nelle aree più in quota dei massicci appenninici.

Il riscaldamento degli oceani è poi dannoso per gli stock ittici, che rappresentano il sostentamento di moltissime comunità, mettendo a rischio le popolazioni delle zone costiere e provocando fenomeni migratori per sfuggire a inondazioni e alluvioni.

Dai ghiacciai montani dipende l’approvvigionamento idrico di molte popolazioni e il loro scioglimento comporta un minore accesso all’acqua potabile e una modifica importante di interi ecosistemi fluviali nonché forte stress per specie e habitat ad essi legati.

La situazione in Italia.

L’Italia non è certo esente dai rischi del cambiamento climatico, anzi. Il WWF Italia ha redatto il dossier “La crisi climatica nel Mediterraneo” che evidenzia come il bacino del Mediterraneo sia una delle regioni più a rischio. Si è registrato un aumento della temperatura superficiale dell’acqua fino a 1,8 gradi e nella stagione più calda si arriva a 30 gradi. Tutti i ghiacciai ad altitudini minori di 3500 m sono fortemente a rischio.

La situazione in Abruzzo.

Nella nostra regione l’attenzione è tutta sul Calderone. Il “nostro” ghiacciaio, il più meridionale d’Europa, presente sul massiccio del Gran Sasso, in forte riduzione, non viene neppure più considerato un vero e proprio ghiacciaio, visto che il ghiaccio superficiale è sottoposto a scioglimento e ne resiste solo uno strato sotto i detriti.

Ma sono molti gli ecosistemi e le specie che potrebbero risentire dei cambiamenti climatici come le mughete della Majella o il Fringuello alpino: le specie che vivono nelle zone sommitali delle nostre montagne sono a rischio e un innalzamento della temperatura, oltre a provocare modifiche alle condizioni degli ambienti, come ad esempio lo scioglimento delle macchie di neve che caratterizzano attualmente queste zone montane, provocherebbe uno spostamento verso l’alto degli ecosistemi, riducendo o facendo scomparire gli habitat idonei per queste specie così peculiari delle nostre montagne.

Anche la costa abruzzese risentirà dell’innalzamento dei mari. Secondo uno studio dell’ENEA del 2018, delle quattro località sull’Adriatico che potrebbero finire sott’acqua entro la fine del secolo ben tre sono abruzzesi: Martinsicuro (TE), Pescara (PE) e Fossacesia (CH).

Uno studio del CNR del 2019 ha indicato in circa il 30% la percentuale di territorio abruzzese a rischio desertificazione.

Sono infine sempre più frequenti i casi di fiumi e torrenti in secca che non portando più acqua finiscono per limitare anche il trasporto di materiale solido verso il mare con conseguenti fenomeni erosivi sulla costa.

“Il movimento globale è uno strumento importate per far sentire ai leader politici la voce della popolazione mondiale”, ricorda Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Lunedì scorso a New York, si è tenuto il Summit sul clima al quale hanno partecipato i Paesi di tutto il mondo che hanno preso impegni per far fronte alla crisi climatica che minaccia la biodiversità globale, ma si deve fare di più. Come WWF chiediamo che sia sottoscritta entro il 2020 una “Dichiarazione di emergenza per la Natura e le Persone” che possa impegnare a scelte volte a garantire un futuro vivibile. Il 2020 sarà un anno di cruciale importanza per il nostro Pianeta, tutti dobbiamo assumerci una responsabilità individuale, oltre che richiedere un cambio di rotta a governi e ad aziende”.