Sono online dal 21 maggio, sul sito del ministero dell’Ambiente, le Faq sul programma buono biciclette 2020, previsto nel Decreto Legge rilancio. Quindici domande e risposte per dare ulteriori informazioni ai cittadini sulle modalità di acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, come monopattini, hoverboard e segway, e per l’utilizzo di servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture.
Il buono bici, senza rottamazione, è un contributo pari al 60% della spesa sostenuta e comunque non superiore a 500 euro. Ci saranno due fasi: in una sarà il cliente ad essere rimborsato del 60% della spesa; nella seconda, il cittadino paga al negoziante aderente direttamente il 40% e sarà il negozio a ricevere il rimborso del 60%.
Il buono può essere fruito utilizzando una specifica applicazione web che è in via di predisposizione e che sarà accessibile, anche dal sito istituzionale del ministero dell’Ambiente, entro sessanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale attuativo del Programma buono mobilità. Per accedere all’applicazione è necessario disporre delle credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).
Possono usufruire del buono bici per l’anno 2020 i maggiorenni che hanno la residenza nei capoluoghi di Regione e di Provincia anche sotto i 50.000 abitanti, nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e nei comuni delle Città metropolitane (anche al di sotto dei 50.000 abitanti).
Nella nostra provincia, quindi, solo gli abitanti del capoluogo potranno fruire del buono; purtroppo resteranno fuori tutti gli altri, ed è un peccato se si pensa alle potenzialità che hanno, ad esempio, i comuni costieri, dove l’uso della bicicletta potrebbe essere veramente una valida alternativa a quello dell’auto.
Ma basterà incentivare l’acquisto delle due ruote a pedali a far diventare teramo un territorio amico della bici e i teramani fedeli utilizzatori del velocipede per recarsi a lavoro, a scuola, a fare la spesa, ecc.?
Temo di no… La Teramo “città del pedone e della bicicletta”, ahimè, è ancora lungi dal diventare realtà. E’ non è un problema orografico (le bicicletta a pedalata assistita, ormai, permettono a tutti di “scalare” dislivelli da gran premio della montagna), o di difficoltà di adeguare il tessuto urbano (in questo periodo città come Roma, Torino, Genova, con problemi di traffico e viabilità ben maggiori di quelli di Teramo, stanno portando avanti la rivoluzione della mobilità ciclistica), ma è una questione prettamente culturale.
Non c’è, veramente, la voglia, di cambiare questa città. E non mi riferisco alla politica, che molte colpe sicuramente ha, ma ai cittadini. Perchè se la “rivoluzione”, anche urbana, non parte dal basso, è destinata a fallire.
E così, già da settembre, con la riapertura delle scuole e le problematiche del trasporto pubblico che questa pandemia ha acuito, la città si appresta ad essere invasa da migliaia di auto. Perchè, l’alternativa, purtroppo non c’è, o meglio, c’è ma non verrà utilizzata.
E’ vero che si sta predisponendo un piano territoriale dei tempi e degli orari, per diluire i picchi di afflusso ai servizi, agli uffici, alle scuole, ma è una pianificazione complessa, che necessita di essere “digerita”, e probabilmente, per goderne i frutti oggi, sarebbe dovuta essere attivata anni fa.
Mancano le infrastrutture (la Teramo-Mare ciclabile viene spesso evocata, ma, se anche oggi fossero affidati i lavori, passerebbero mesi prima della sua realizzazione); manca la pianificazione (il Comune di Teramo non ha un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile nè un Biciplan); manca un’idea di come si possano organizzare bicibus e pedibus per portare i bimbi a scuola, in alternativa o in integrazione al trasporto con scuolabus. Manca una cultura della mobilità alternativa all’automobile.
E se i cittadini continuano a prendere l’auto anche per spostarsi di poche centinaia di metri all’interno del proprio quartiere; se si parcheggia sui marciapiedi, nei posti dei disabili, in terza fila; se si pensa che il rilancio del commercio necessiti di più parcheggi, magari gratis, e strade aperte al traffico veicolare; poco può un assessore o un’amministrazione comunale.
E se Teramo piange il resto della provincia non ride certo. Sulla costa, dove ci sono oltre 46 km della pista ciclabile che, a breve, unirà tutti comuni costieri abruzzesi e, tra qualche anno, farà parte degli oltre 1000 km di Ciclovia Adriatica, si potrebbe pianificare una mobilità alternativa alle auto per tutti i sette comuni che affacciano sull’Adriatico. D’estate, e non solo, la bicicletta è utilizzata moltissimo, ma non ci sono parcheggi per le due ruote, nè percorsi sicuri dentro le città, nè una pianificazione che tenga conto del numero di mezzi in circolazione.
Qualcosa si muove, ma occorre fare presto, perchè i problemi ci sono adesso, e aspettare anche qualche mese potrebbe avere ripercussioni pesanti.
Nell’era del Covid-19 in Italia si sta attuando la rivoluzione della bicicletta. In Abruzzo, nella nostra provincia e a Teramo, no.
Siamo ancora in tempo per cambiare? Forse si. Ma il cambiamente deve essere immediato, soprattutto nella testa dei cittadini.
di Raffaele Di Marcello